ROMA (WSI) – Escalation delle tensioni in Brasile, dove centinaia di migliaia di cittadini si sono riversate nelle ultime ore nelle strade, per protestare contro il presidente Dilma Rousseff, chiedendone le dimissioni e/o l’impeachment, per il suo coinvolgimento nello scandalo Petrobras.
Ma non è solo la corruzione ad aver esasperato i brasiliani. L’inflazione e l’austerity hanno messo in ginocchio un’economia che fino a qualche anno fa sembrava a dir poco promettente e che invece si è rivelata una grande delusione. Lo dimostra il crollo del real brasiliano che, dallo scorso luglio, è sceso da 2,20 a 3,25 per dollaro Usa, lasciando sul terreno il 35% del suo valore in meno di un anno.
La più grande protesta ha colpito San Paolo dove, secondo la polizia militare, 240.000 persone hanno manifestato contro Rousseff. La rete televisiva del sito O Globo ha riportato inoltre 45.000 manifestanti nelle strade di Brasilia, 20.000 a Belo Horizonte e 20.000 a Belem. Non sono stati segnalati episodi di violenza o vandalismo.
Le manifestazioni di ieri, in particolare, sono state le più imponenti dal giugno del 2013, quando più di 1 milione di persone protestarono contro le inefficienze dei servizi pubblici, dicendo basta alla corruzione. Una corruzione che invece è dilagata a macchia d’olio, in un paese in cui la gente fa i conti con tasse sempre più alte e aumento dei prezzi per quei beni i cui prezzi sono regolati dallo stato, come la benzina. La popolarità del governo Rousseff è crollata da quando è stata rieletta lo scorso ottobre.