Ragaini (Banca Generali) nominato presidente di Aipb. Intanto salgono del 10,5% le masse del private banking
Il nuovo consiglio di amministrazione di Aipb (Associazione Italiana Private Banking), riunitosi ieri in prima seduta, per il prossimo triennio ha nominato presidente Andrea Ragaini vicedirettore generale vicario di Banca Generali con responsabilità su wealth management, mercati e prodotti, che succede a Paolo Langè. La notizia era attesa e da tempo si rincorrevano le indiscrezioni sul passaggio di testimone. Contestualmente, Claudio Devecchi (docente di Strategia e Politica Aziendale e Management dell’Università Cattolica di Milano) è diventato vicepresidente vicario, mentre Antonella Massari è stata confermata segretario generale di Aipb.
Chi è Andrea Ragaini
Già membro del comitato direttivo e del consiglio di amministrazione di Aipb, Andrea Ragaini è vice direttore generale vicario di Banca Generali, con responsabilità su wealth management, mercati e prodotti dal 2016. Milanese, laureato con lode all’Università Bocconi nel 1990, vanta oltre 30 anni di esperienza nel settore. Prima di entrare in Banca Generali nel 2015 è stato in Credito Artigiano, Banca Cesare Ponti e Banca Carige, dove ha avuto la responsabilità sul private banking per l’intero gruppo bancario. Dal 2013 Ragaini è anche cultore della materia Private Banking presso l’Università degli Studi di Genova e dal 2017 docente a contratto presso l’Università Liuc.
Il neopresidente di Aipb ha rinnovato l’impegno dell’associazione lungo tre direttici prioritarie: valorizzare gli aspetti distintivi dell’industria private, per un riconoscimento delle peculiarità del settore all’interno del mercato finanziario; essere in prima linea per promuovere una cultura della responsabilità volta a incrementare il flusso di investimenti sostenibili; promuovere lo sviluppo delle conoscenze necessarie per assistere la clientela nella gestione dei patrimoni, con una particolare focalizzazione sull’allungamento dell’orizzonte temporale degli investimenti a beneficio delle performance finanziarie e del finanziamento all’economia reale. Oltre a nominare i nuovi vertici, il Cda di Aipb ha inoltre analizzato l’evoluzione del private banking e le previsioni per il triennio 2022-2024, alla lucedel mutato scenario economico-finanziario.
Le prospettive per il private banking
I dati di Aipb rilevano una crescita del 10,5% delle masse degli italiani investite nel private banking, doppia rispetto agli altri canali distributivi. A fronte di una riduzione del peso dei titoli di Stato, le attività gestite dal private banking hanno registrato una crescita del peso degli strumenti assicurativi e un contenimento della liquidità su livelli fisiologici. Risultati ottenuti anche grazie a un modello di servizio basato su professionalità e vicinanza, che è riuscito ad offrire consulenza anche attraverso i canali digitali, ottenendo un consolidamento della fiducia della clientela espresso da una crescita del livello di soddisfazione, che nel 2021 ha raggiunto l’84%.
Le conseguenze della guerra stanno rinviando il pieno recupero dell’economia a livelli pre-pandemici: le stime sul Pil sono in calo rispetto alle aspettative di inizio anno e il rallentamento dell’economia colpisce quasi tutti i settori. Per effetto dell’elevato livello di incertezza, nel triennio 2022-2024 si stima una propensione al risparmio delle famiglie ancora elevata, ma in rallentamento per effetto di un tasso di inflazione previsto sopra al 5% quest’anno. Secondo le stime di Prometeia per Aipb, la ricchezza complessiva delle famiglie italiane dovrebbe crescere mediamente del 2,4% all’anno, generando un flusso cumulato di nuova ricchezza di circa 250 miliardi nel triennio, dei quali 100 miliardi per effetto del mercato.
Secondo Aipb, il mercato servito dal private banking dovrebbe avere una crescita annua prevista del 4%, con asset gestiti in salita dai 1.030 miliardi del 2021 ai 1.157 miliardi stimati per fine 2024. Una crescita che interessa tutte le componenti delle attività in gestione, e in particolare il comparto assicurativo e dei fondi di investimento, e che assicura un ulteriore aumento della quota di mercato rispetto agli altri canali distributivi.