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Raid sulle centrali iraniane previsto questo autunno

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New York – Negli ultimi giorni l’opinione pubblica israeliana e’ stata tempestata da una serie di articoli speculativi tutti incentrati sulla possibilita’ di un attacco militare imminente contro i siti nucleari iraniani.

A livello di calendario, ora si parla settimane e non piu’ di mesi e alcuni osservatori ritengono che Israele intende agire nel periodo precedente alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti – approfittando del fatto che potrebbe essere difficile e sopratutto dannoso per il presidente Barack Obama trattenere il suo appoggio ai falchi israeliani, cosi’ importanti in chiave di vittoria elettorale. Anche dal momento che Mitt Romney ha gia’ indicato il suo sostegno per un’azione unilaterale da parte dello Stato ebraico.

Martedi’ scorso e’ stato pubblicato un articolo sul giornale Ma’ariv in cui si leggeva che il premier Benjamin Netanyahu e il suo vice Ehud Barak hanno fissato il termine del 25 settembre come scadenza ultima per Obama in cui gli Stati Uniti affermino chiaramente la volonta’ di intraprendere un’azione militare. La data coincide con l’apertura dell’assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, e corrisponde alla vigilia di Yom Kippur, una delle date piu’ importanti del calendario ebraico.

L’implicazione diretta e’ che, in assenza di una dichiarazione pubblica, Israele vuole portare avanti i propri piani per colpire il programma nucleare iraniano. A tutti i costi.

Ma sono due articoli usciti venerdi’ che hanno scatenato la tempesta in corso. Scrivendo sul quotidiano piu’ venduto in Israele, Yedioth Ahronoth, Nahum Barnea e Simon Shiffer, tutti commentatori molto autorevoli, hanno dichiarato che “se dovesse dipendere da Binyamin Netanyahu e Ehud Barak, un attacco militare israeliano alle centrali nucleari in Iran si terra’ nei prossimi mesi autunnali, prima delle elezioni americane di novembre”.

Questo nonostante non ci sia un solo funzionario di alto livello nell’estabishment israeliano – ne’ tra le Forze di Difesa israeliane ne’ ai vertici dei settori dell’intelligence e della sicurezza e nemmeno il presidente – che in questo momento sia a favore di un intervento israeliano”.

Ma Netanyahu e Barak – definito da Haaretz colui che prende le decisioni – sono determinati come non mai, secondo gli autori dell’articolo. Nonostante le assicurazioni offerte dagli Stati Uniti, con il presidente Obama che ha promesso di impegnarsi per fermare il programma nucleare iraniano, “Netanyahu ha valutato che si trattava di discorsi vuoti e che Obama non prendera’ alcun provvedimento. Barak e’ piu’ ottimista, ma la sua conclusione non si discosta di tanto.

Il concetto espresso dai due leader di Israele – rispettivamente primo ministro e capo del dicastero della Difesa – e’ che il paese non puo’ affidare il proprio destino e la propria sicurezza a uno stato straniero. “Mentre gli Stati Uniti possono vivere con un Iran nucleare, Israele non puo’ permetterselo”.