Mentre l’oro si conferma il bene rifugio per eccellenza in un contesto di tensioni geopolitiche sempre maggiori, un altro metallo sta facendo breccia nel cuore degli investitori. Parliamo del rame la cui domanda è destinata ad aumentare, così come il prezzo e tutto “per colpa” della Cina. Nonostante l’attività industriale della Cina si sia contratta per il quinto mese consecutivo, dal gigante asiatico sono arrivate recentemente notizie positive per il rame, con il tentativo di rilanciare l’economia attraverso un massiccio pacchetto di stimoli, sostiene Roberta Caselli, Commodities Investment Strategist di Global X.
Domanda rame influenzata dal momento Draghi della Cina
L’esperta di Global X ricorda come le misure approvate dal governo cinese comprendono l’allentamento monetario e il sostegno al settore immobiliare. Il ritmo e l’intensità senza precedenti dei provvedimenti adottati da Pechino hanno rafforzato il sentiment del mercato, segnalando l’urgenza di raggiungere l’obiettivo di crescita del 5% del PIL. Pechino è stata l’ultima grande metropoli a rimuovere le restrizioni all’acquisto di case, nel tentativo del governo di rilanciare il mercato immobiliare, pilastro della domanda di metalli.
L’ultimo pacchetto di stimoli economici della Cina è stato addirittura definito il “momento Draghi” del Paese, perché le autorità sembrano determinate a fare tutto il necessario (“whatever it takes”) per stabilizzare l’economia. Oltre ai tassi sui mutui abbassati, sono state delle mosse chiave la riduzione del repo rate a 7 giorni (tasso a breve termine tra banche) e del RRR (percentuale di riserve bancarie obbligatorie). Nel settore immobiliare, inoltre, l’anticipo richiesto per l’acquisto di una seconda casa scenderà dal 25% al 15%. Nonostante quest’anno la spesa cinese per le infrastrutture di rete abbia interamente compensato la debolezza dell’edilizia abitativa, il sostegno al settore immobiliare dovrebbe ridurre il freno sulla domanda di rame.
Rame: cosa succede sul fronte offerta
Sul fronte dell’offerta, continua l’esperta, alcuni rischi si sono attenuati con il Cile che sta recuperando dopo le battute d’arresto operative e di sviluppo che hanno abbassato la produzione ai minimi da 20 anni.
Anche se alcuni impianti di fusione stanno ampliandosi, l’aumento della fornitura dalle miniere è comunque ridotta, il che potrebbe portare a una carenza di concentrato di rame nei prossimi mesi. La fornitura di rame raffinato è limitata, poiché pochi nuovi volumi minerari e di scarti entrano nel mercato. Il calo delle tariffe di trattamento del rame evidenzia che c’è meno rame grezzo disponibile per la lavorazione.
Da considerare anche che negli ultimi anni, le miniere hanno investito poco, e ciò ha svuotato la pipeline di nuovi progetti.
Questo ha causato una mancanza di minerale disponibile, ampliando la differenza tra le tariffe standard di trattamento e raffinazione dell’anno scorso, pari a 80 dollari per tonnellata e 8 centesimi per libbra , e i prezzi di vendita attuali. Alcuni impianti di fusione hanno avvertito che potrebbero essere costretti a chiudere se le tariffe di lavorazione continueranno a diminuire troppo, aggravando ulteriormente la carenza di rame raffinato disponibile sul mercato.
Infine, conclude Caselli, ad accelerare la domanda di rame, potrebbero essere nei prossimi mesi anche i tagli dei tassi della Federal Reserve e l’attenuarsi dell’incertezza dopo le elezioni statunitensi.
MPS Capital Services: possibile ritorno verso i 10.000 $/ton per fine 2024/inizio 2025
Il 2024 fin qui è stato particolarmente volatile, con ampie escursioni di prezzo riconducibili a fattori esogeni. Ad esempio, gli analisti di MPS Capital Services ricordano il rally da quasi 8.100 $/ton fino 11.000 ton (febbraio-maggio), la successiva correzione da 11.000 fino a 8.700
(giugno-agosto), seguita da un rally da 8900 fino a oltre 10.000 $ a settembre.
L’ultimo rialzo, come sottolineano gli esperti, è riconducibile soprattutto a due fattori: dati macro USA migliori delle attese che hanno ridimensionato i timori di recessione da una parte e l’annuncio del maxi piano cinese per sostenere l’economia, in particolare lato consumi e mercato immobiliare dall’altra.
La correzione in corso in ottobre che ha riportato le quotazioni in area 9.500 $/ton è legata ai mancati dettagli sul piano forniti dalla Cina nelle riunioni successive, che hanno raffreddato gli entusiasmi iniziali. Sul fronte fondamentale, le ultime stime dell’International Copper Study Group pubblicate meno di un mese fa prevedono un surplus globale di metallo raffinato pari a 469.000 ton quest’anno, che dovrebbe ridursi a 194.000 ton nel 2025 grazie ad un’accelerazione dei consumi ex-Cina ed alla contestuale crescita più contenuta della produzione raffinata a causa della disponibilità limitata di concentrati. Se si considera che il surplus del 2025 è circa lo 0,7% della produzione mondiale stimata, si può capire come il mercato sia atteso piuttosto bilanciato, con piccole modifiche alle assunzioni fatte (crescita cinese più forte del
previsto, problematiche lato offerta) che possono portare il mercato in deficit.