Record storico per il rame, il cui futures con scadenza marzo ha chiuso in rialzo del 2% (8,45 centesimi di dollaro) a $4,543 per libra. Mai al Comex, divisione del New York Mercantile Exchange, il metallo industriale aveva chiuso a tale livello.
Tra i fattori che hanno spinto le quotazioni del rame figurano le aspettative per una solida domanda (merito dell’ISM manifatturiero Usa ai massimi di maggio 2004, ma anche del Pmi cinese ed europeo, quest’ultimo al top di aprile), scorte in calo e l’indebolimento del dollaro, sceso ai minimi di novembre. “La domanda sembra piu’ forte di quanto ci si aspettasse”, ha detto a MarketWatch Catherine Virga, analista di CPM Group, secondo cui il rame dovrebbe arrivare nel corso dell’anno a $4,75-5 per libbra.
Il deficit globale di scorte sul mercato del rame, hanno scritto gli analisti di Commerzbank ai propri clienti, “potrebbe ampliarsi significativamente” tanto che alcuni stimano un deficit di oltre 800.000 tonnellate per quest’anno. “Il rally e’ destinato a continuare”, ha aggiunto l’ufficio studi della banca tedesca. Bank of America-Merrill Lynch ha fatto notare che il rame ha viaggiato in un ristretto trading range nelle ultime settimane in parte anche per la carenza degli operatori cinesi in vista delle celebrazioni per il Nuovo Anno cinese. “Non appena le vacanza saranno finite in Cina vedremo prezzi ancora piu’ alti”, ha commentato a Dow Jones Jesus Villegas, analista di Harbor Intelligence. “I cinesi torneranno al lavoro e chiederanno rame da tutto il mondo”, ha aggiunto. Il ruolo della paese dei Dragoni e’ determinante, essendo il primo consumatore al mondo di questa materia prima.
Il trend al rialzo del rame appare particolarmente solido se si considera che il nuovo record e’ stato messo a segno mentre la posizione dominante (circa l’80-90%) presente nel mercato da novembre (e in mano interamente a JP Morgan, almeno per un certo periodo) e’ stata progressivamente chiusa. Stando al London Metal Exchange la vendita complessiva e’ avvenuta entro il 19 gennaio ed ora i trader detengono non piu’ del 30% del rame disponibile sul mercato, ha scritto il Financial Times.
Secondo il quotidiano finanziario inglese, i trader dell’LME a Londra sono d’accordo nell’ammettere che la tensione non e’ mancata quando e’ iniziata a circolare la voce che un solo operatore controllava di fatto il mercato del rame. Ma, hanno aggiunto, un’anticipata ed ampia carenza di scorte nel lungo termine unita al bisogno da parte delle controparti cinesi di comprare contratti sull’LME per ridurre il rischio dei loro investimenti, allungando le scadenze dei futures in loro possesso, ha fatto il resto.
D’altra parte non e’ la prima volta che l’LME si trova a dover gestire posizioni dominanti: l’anno scorso ci sono state 617 casi. Le autorita’ politiche di Parigi e Bruxelles, ma anche Usa, hanno piu’ volte fatto pressioni affinche’ venissero fissati dei limiti, ora inesistenti. Ma, sotto certi aspetti, LME sembra piu’ stringente di soluzioni ipotetiche avanzate da autorita’ Ue o Usa: si focalizza su controllo delle scorte piuttosto che sui futures. Ogni trader, banca o hedge fund che si ritrova ad avere oltre il 50% delle scorte disponibili per un determinato metallo e’ costretto a cederne in prestito una parte ad altri operatori a tassi stabiliti. Cosi’ facendo si impedisce che un operatore possa inflazionare i prezzi accumulando la specifica commodity.