Le agenzie di rating si apprestano a mettere nuovamente sotto esame i conti pubblici dell’Italia. Si parte oggi venerdì 23 ottobre con S&P Global, il 30 ottobre sarà la volta di DBRS e poi il 6 novembre con Moody’s e il 4 dicembre Fitch.
L’Italia alla prova rating
Se attualmente la valutazione dell’Italia da parte di S&P è di tripla B con prospettive negative per il futuro, “è molto probabile che S&P manterrà invariato il rating dell’Italia a BBB e l’outlook a negativo nella sua prossima revisione del 23 ottobre” come rende noto JP Morgan, che ha assegnato una probabilità del 90% a questo risultato.
Un downgrade con una prospettiva stabile ha una probabilità del 9% mentre un downgrade con un outlook negativo ha una probabilità dell’1%.
Dopo S&P il 30 ottobre sarà la volta dell’agenzia Dbrs che lo scorso mese di maggio ha confermato il rating BBB (high) dell’Italia ma rivedendo al ribasso il trend “a negativo” da stabile.
Il 6 novembre si pronuncerà Moody’s che parte da Baa3 con outlook stabile, e poi il 4 dicembre il verdetto di Fitch, forse il giudizio più atteso visto che lo scorso 28 aprile, considerando le gravi ricadute della pandemia di coronavirus sull’economia, aveva deciso di abbassare il rating “Bbb” a “Bbb-” appena un gradino sopra il livello junk. Se quindi l’agenzia americana decidesse di usare la mano pesante, il debito italiano sarebbe confinato a junk, spazzatura.
Il rating di Francia e Regno Unito
Guardando fuori dal nostro Paese le cose non si mettono bene. La Francia ha perso la tripla A dopo che DBRS ha deciso di tagliare il rating portandolo ad AA con outlook stabile.
Così anche la Gran Bretagna deve fare i conti con Moody’s che ha declassato il debito pubblico da Aa2 ad Aa3. Situazioni economiche non solide quelle di Francia e Gran Bretagna, ulteriormente aggravate dalla crisi dettata dal Coronavirus.