Secondo uno dei grandi gestori dell’industria dei fondi hedge le novità in ambito politico influenzeranno i mercati come mai era successo prima d’ora “in vita nostra”. Socialmente ed economicamente il mondo è estremamente diviso, tanto da ricordare a Ray Dalio quanto accaduto nel 1937.
In un post pubblicato su LinkedIn Dalio, fondatore e manager della società di investimenti Bridgewater, con 150 miliardi di dollari in gestione, scrive: “non saprei dire quanto male si metterà stavolta”. A tormentarlo è il fatto che i conflitti dalle varie parti sono così tesi che “la lotta fino alla morte è più probabile della riconciliazione“.
Nel suo articolo Dalio cita il gap di reddito in ampliamento le crescenti divisioni politiche negli Stati Uniti. “Per esempio il grado di approvazione di Donald Trump del 35% è il risultato del sostegno da parte del 79% dei Repubblicani e del 7% di sponda Democratica”, precisa Dalio facendo riferimento a un sondaggio condotto di recente da Gallup.
“Non sono preoccupato dai rischi economici all’orizzonte, non ne vedo, ma sono preoccupato dal conflitto esterno e interno politico che tende a portare a un’efficenza di governo (ovvero l’incapacità di approvare leggi e imporre politiche) e da altri conflitti mondiali.
Anche Mati Greenspan, senior analyst di eToro, è preoccupato per la possibile inefficienza dell’amministrazione Usa. “La Casa Bianca continua a navigare in acque agitate dopo l’annuncio della dipartita di Steve Bannon, capo stratega e consigliere fidato di Trump” ma i mercati hanno accolto positivamente la notizia chiudendo la seduta di venerdì in territorio leggermente positivo. Oggi l’andamento è per il momento poco mosso.
“In una settimana povera di grandi spunti in agenda – scrive Greenspan – l’appuntamento più atteso è il meeting di Jackson Hole (leggi la preview di Wall Street Italia, dove saranno presenti anche Janet Yellen e Mario Draghi. Un evento che in qualche modo rappresenta un crocevia nel mondo della politica monetaria e al quale gli investitori dovrebbero guardare con attenzione. Da un lato la grande spinta della banche centrali verso un rafforzamento delle valute, aumento dei tassi e riduzione del Qe. D’altra parte, le perplessità dei paesi che non sono ancora pronti per abbandonare questi strumenti e che potrebbero avere conseguenze negative”.