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Rcs: crisi confermata, perdite per oltre mezzo miliardo

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ROMA (WSI) – Se il taglio dei costi in periodi di crisi diviene spesso un male inevitabile, per generare ricavi una soluzione potrebbe essere l’informatizzazione delle edicole, come suggerisce Pier Luca Santoro sul suo libro “L’edicola del futuro, il futuro delle edicole”, perche’ “altrimenti l’involuzione sarebbe inevitabile”.

Nell’ennesimo segnale di crisi nel mondo dell’editoria, non solo italiana, il gruppo Rcs ha registrato nel 2012 perdite per 509,3 milioni, rispetto al risultato negativo per 322 milioni nel 2011, dopo svalutazioni di immobilizzazioni per 435,1 milioni (349,2 milioni nel 2011). Lo si legge in una nota.

Rcs ha avuto dai soci del patto (Mediobanca, Fiat, Fondiaria Sai, Pirelli,Intesa, Mittel, Edison) l’ok a sottoscrivere la quota di pertinenza di aumento, per 400 mln (44% capitale ordinario). Alcuni hanno “l’intenzione di rilevare da altri soci aderenti al sindacato una parte dei diritti di opzione che detti altri soci non dovessero esercitare”.

Ok dal Cda Rcs al rifinanziamento del debito in scadenza con un finanziamento a medio-lungo per massimo 575 mln. Così una nota. La società ha definito lo schema di proposta di ricapitalizzazione per un importo massimo di 600 milioni definendo quindi lo schema della proposta di prima tranche di aumento per 400 mln.

Partecipano al rifinanziamento, subordinato all’esecuzione dell’aumento di capitale “per un importo non inferiore a 400 milioni di euro”, Intesa Sanpaolo, Ubi, UniCredit, Bnp, Bpm e Mediobanca.

Paolo Merloni si è dimesso dal cda di Rcs MediaGroup. Lo si apprende da fonti finanziarie. Tra le ragioni del dissenso del presidente di Ariston Thermo ci sarebbero le scelte fatte sul piano finanziario dalla società, troppo premiante per le banche, e le modalità dell’aumento di capitale che sarebbe troppo punitivo per gli azionisti.

Una certa responsabilita’ ce l’hanno anche i manager e dirigenti del settore, come dimostra una frase “fuori dal tempo” di Giulio Anselmi, numero uno degli editori italiani: “L’online è il futuro, ma oggi la carta resta il nostro cuore”.

“La carta rappresenta sempre il 90% dei ricavi del settore editoria” e resta pertanto il punto di riferimento degli editori, secondo Anselmi che non lo dice “da nostalgico e non nativo digitale”, ma lo dice “guardando i numeri”.
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Nel grafico in allegato, preparato da Mark J. Perry, professore di economia e finanza alla School of Management dell’University of Michigan, si vede come i numeri pero’ non gli danno ragione. Si nota chiaramente la correlazione stretta tra il crollo della pubblicita’ nei quotidiani Usa (sia online sia su carta, senza distinzione) e il livello occupazionale nel settore.

Il fenomeno, come noto, non e’ caratteristico soltanto di quanto avviene in Nord America, ma e’ altrettanto evidente, anche, nel nostro Paese come testimonia il Survival Camp che si terra’ durante l’edizione 2013 del Festival Internazionale del Giornalismo la prossima settimana.