Una giornata storica “per l’Europa e per l’Italia”. Così il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al termine del Consiglio europeo che ha siglato l’accordo sul piano di ripartenza per l’economia dell’Ue, ricordando che all’Italia andranno 209 miliardi, ovvero il 28% del totale dei 750 miliardi che verranno stanziati tra sovvenzioni e prestiti.
Sono 209 miliardi in tutto, di cui quasi 82 a fondo perduto e 127 come prestiti. Un’iniezione di liquidità per risollevare un’economia che rischia di perdere fino al 12% quest’anno.
“Avremo una grande responsabilità – afferma Conte – abbiamo la possibilità di far ripartire l’Italia con forza, di cambiare volto al nostro Paese. Ora dobbiamo correre, utilizzando questi soldi per investimenti per riforme strutturali”.
Per quanto prevedano tassi di interesse bassi con scadenze a lungo termine, i fondi europei non sono gratis. Per usufruirne, i Paesi destinatari, Italia compresa, devono mettere in atto una serie di riforme necessarie da anni e non più rinviabili. Il premier Conte ha già spiegato che sarà costituita una task force per individuare i progetti prioritari in linea con le indicazioni europee.
“Partirà presto task force sul Piano di rilancio”, ma, aggiunge “avremo il quadro chiaro dopo il confronto con le opposizioni”. Il Piano nazionale delle Riforma dovrà poi passare dal Parlamento e quindi arrivare a Bruxelles.
Le indicazioni della Commissione
Secondo le indicazioni della Commissione Ue dello scorso 20 maggio, l’Italia dovrà presentare una serie di riforme volte a favorire la ripresa economica.
Secondo l’esecutivo Ue, la priorità deve andare a tutti gli investimenti a favore della transizione verde.
“Saranno particolarmente rilevanti per sostenere la ripresa e aumentare la resilienza futura. L’Italia è molto vulnerabile ai fenomeni meteorologici estremi e alle catastrofi idrogeologiche, compresi la siccità e gli incendi boschivi. La trasformazione dell’Italia in un’economia climaticamente neutra necessiterà di consistenti investimenti pubblici e privati per un lungo periodo di tempo, in particolare, tra l’altro, sulla produzione di energia da nuove fonti rinnovabili, l’infrastruttura per l’energia elettrica e l’efficienza energetica”.
Ma non solo. L’esecutivo Ue si aspetta anche una spinta alla digitalizzazione del Paese.
“I bassi livelli di intensità digitale e di conoscenze digitali delle imprese in Italia, in particolare delle PMI e delle microimprese, hanno impedito alle stesse di offrire servizi di commercio elettronico, ricorrere al telelavoro e fornire e utilizzare strumenti digitali durante il confinamento. Investire nella digitalizzazione e nelle competenze mediante un’attuazione costante e tempestiva di politiche nazionali mirate è essenziale per migliorare i modelli di commercio elettronico e aiutare le imprese ad adattarsi, così come per promuovere la produttività e la competitività. L’accesso a un’infrastruttura digitale veloce e affidabile si è rivelato fondamentale per garantire servizi essenziali nei settori dell’amministrazione, dell’istruzione, della salute e della medicina, nonché per monitorare e controllare la pandemia. L’Italia è ancora in ritardo nella copertura della fibra fino alla sede dell’utente nelle zone rurali. Dovrebbero essere adottate misure specifiche per ovviare a questa lacuna e incoraggiare ulteriormente la diffusione della fibra”.
La lista è ancora lunga: dal lavoro alla lotta alla corruzione sono diverse le linee guida che, secondo Bruxelles, l’Italia dovrà seguire per un uso efficiente dei fondi europei.
Come ottenere i fondi
Il Fondo per la Ripresa distribuirà risorse tra il 2021 e il 2023, e rimarrà in vita fino al 2026. Il rimborso del denaro preso a prestito deve iniziare dal 2027.
La procedura di ottenimento delle risorse da parte dei Paesi, prevede che quando un governo proporrà il suo piano di riforme e investimenti, precondizione per accedere al Recovery, la Commissione deciderà entro due mesi se promuoverlo. Una volta approvato dalla Commissione, sarà il Consiglio europeo a dare l’approvazione definitiva attraverso un voto a maggioranza qualificata.
È stato introdotto inoltre un meccanismo (c.d. super freno di emergenza) che lascia la possibilità a uno o più Stati membri di sollevare la questione al Consiglio europeo qualora ritenesse che un Paese non sta rispettando la tabella di marcia delle riforme. Il Consiglio dovrà decidere entro tre mesi e nel frattempo i pagamenti verranno sospesi. Il mercato ha accolto con favore la decisione, anche se i movimenti sono piuttosto contenuti, visto che il raggiungimento di un accordo era già stato prezzato nei giorni scorsi.