Recovery fund, Gualtieri: “pochi progetti scelti con criteri di merito e efficacia”
In attesa del 15 ottobre, giorno in cui il governo italiano presenterà le linee principali del Recovery plan italiano alla Commissione europea, insieme al consueto Documento programmatico di bilancio, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri prova a fare luce sul piano italiano per il rilancio dell’economia, dopo la crisi causata dalla pandemia da coronavirus. Un piano che, nei giorni scorsi, nella sua versione preliminare era stata diffusa dalla stampa.
“Non faremo centinaia di microprogetti ma pochi grandi progetti, a loro volta questi saranno anche collegati da una logica a missione, quello che conta non è la logica burocratica del singolo progetto ma l’obiettvo complessivo che si vuole ragiungere che richiede poi un intreccio di investimenti, riforme, policy” ha spiegato il numero uno del dicastero dell’economia in audizione davanti alle commissioni Bilancio e Finanze della Camera, spiegando che si tratta di “un punto di svolta per il rilancio dell’economia” e “una occasione irripetibile per uscire da un lungo periodo di stagnazione e da una crisi senza precedenti a causa della pandemia, tornando allo sviluppo e a investire sul futuro, dare ai giovani nuove opportunità di lavoro e per vivere in un paese più avanzato e più rispettoso dell’ambiente”.
Criteri scelte Recovery
Per quanto riguarda la scelta dei progetti del Recovery plan, Gualtieri ha spiegato che il governo avrà come criteri “il merito” e “l’efficacia”.
“Lo dobbiamo al futuro di questo Paese e alle giovani generazioni. Abbiamo una grande sfida di responsabilità, dobbiamo avere come unico criterio nella selezione dei progetti la loro capacità di rilanciare in modo strutturale la crescita, l’occupazione, di ricucire le fratture territoriali e sociali e di rendere l’Italia più equa e giusta”.
Sempre a proposito dei criteri, Gualtieri ha precisato che la scelta non avverrà solo su parametri economici e ma terrà degli “obiettivi sociali”.
“Non sarà una valutazione solo quantitativa quella relativa ai progetti. Le infrastrutture sociali, come le dotazioni di asilo nido, non solo rendono la società più giusta ma hanno anche un forte impatto sul Pil e sulla crescita. Se si liberano le donne dal lavoro di cura non pagato e si sostiene l’occupazione femminile non solo si fa un atto di giustizia ma si sostengono le principali carenze strutturali dell’economia italiana. Sostenere le donne è una grande riforma strutturale”.