Recovery fund, Nord Europa contro il piano Merkel-Macron: “solo prestiti con impegno riforme”
No a contributi a fondo perduto, ma prestiti “a condizioni favorevoli” da un fondo di emergenza “temporaneo, una tantum” e limitato a due anni, per sostenere “la ripresa economica e la resilienza dei settori sanitari”. Tutto questo senza “alcuna mutualizzazione del debito o significativo aumento del bilancio dell’Unione europea”. Ma con “un forte impegno per le riforme” per i paesi che ne fanno richiesta.
Queste le caratteristiche del Recovery Fund proposto da Austria, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia, in un non-paper inviato alle capitali Ue e a Bruxelles e di cui l’Ansa ha diffuso i dettagli.
Si tratta dunque di un chiaro no alla proposta franco-tedesca di Angela Merkel ed Emmanuel Macron di lanciare il Recovery Fund europeo con 500 miliardi di sussidi a fondo perduto per i Paesi più colpiti dal Covid.
Le caratteristiche del Recovery Fund dei ‘4 frugali’
Il documento presentato dai cosiddetti ‘4 frugali’, chiarisce che potranno essere concessi prestiti “a condizioni favorevoli ai Paesi che più ne hanno bisogno“, “limitando” però “il rischio per tutti gli Stati membri”. Pertanto, scrivono, “ciò su cui non possiamo concordare è la creazione di qualsiasi strumento o misura che porti alla mutualizzazione del debito o a significativi aumenti nel bilancio Ue”.
“Il Fondo d’emergenza dovrà essere legato a un bilancio Ue “modernizzato” e farà da “supplemento al pacchetto senza precedenti da 540 miliardi euro già concordati dal Consiglio europeo” con Sure, Bei e Mes. Le spese relative al Covid-19 potranno essere coperte dagli Stati membri attraverso “risparmi nel quadro finanziario pluriennale Ue, riprogrammando” le risorse “nelle aree che hanno meno probabilità di contribuire alla ripresa” economica.
I quattro insistono quindi sulla necessità di “riforme” che permettano agli Stati membri di essere “meglio preparati per la prossima crisi”. E fissano altri paletti per il Fondo d’emergenza sottolineando tra l’altro che dovrà essere uno strumento ‘una tantum’ con durata massima di due anni.
I fondi, si sottolinea ancora nel documento, dovranno essere usati per sviluppare “ricerca e innovazione”, garantire “maggiore resilienza al settore sanitario” e attuare la “transizione verde” e “digitale” al centro anche del Green Deal Ue.
Per tutelare i prestiti da possibili frodi, i 4 Paesi del Nord chiedono un “forte coinvolgimento della Corte dei conti europei, dell’Ufficio Ue anti-frode (Olaf) e della Procura europea (Eppo)”. “Il nostro obiettivo – conclude il documento – è fornire attraverso il bilancio pluriennale Ue finanziamenti temporanei e mirati nonchè offrire prestiti a condizioni favorevoli a chi è stato colpito più duramente dalla crisi”.