Coprire la spesa del Recovery Plan con ben quattro nuove tasse, ossia un’imposta sulle società, i contributi basati sull’iva semplificata, la plastic tax e le entrate derivanti dal sistema di scambio delle quote di emissioni.
Questa la decisione del Consiglio Ue n. 2020/2053 del 14 dicembre 2020, dove si parla di un incremento straordinario e temporaneo dei cosiddetti massimali di gettito Ue per far fronte alle conseguenze economiche derivanti dalla pandemia di coronavirus, incrementando dello 0,6%, e fino al 31 dicembre 2058, le entrate dirette dell’Unione europea.
Secondo ItaliaOggi le nuove imposte messe in conto dalla Commissione europea avranno un gettito complessivo stimato in 22 miliardi di euro l’anno.
Recovery Plan
Far ripartire l’Europa dopo la pandemia da Coronavirus, è l’obiettivo del Next generation EU, noto in Italia come Recovery Fund, un fondo speciale volto a finanziare la ripresa economica del vecchio continente nel triennio 2021-2023 con progetti di riforma strutturali previsti dai Piani nazionali di riforme di ogni Paese: i Recovery Plan. La bozza del Recovery Plan approdata in Consiglio dei Ministri promette di spendere subito, nel 2021, 25 miliardi di euro per gli obiettivi individuati e aumenta le risorse per i due importanti capitoli di istruzione e digitale. Complessivamente, le risorse previste sono di 222 miliardi, anche se le quelle impegnate arrivano a 310 miliardi perché viene considerata anche la programmazione di bilancio per il quinquennio 2021-26.
Le quattro nuove tasse in arrivo dall’Ue
Secondo la proposta della Commissione, potrebbero arrivare ben quattro prelievi aggiuntivi. Il primo riguarda un’aliquota del 3% applicata sulla base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società che, conti alla mano, apporterà 12 miliardi di euro all’anno al bilancio dell’Unione.
Poi ci sarà una quota del 20% dei proventi dalle aste del sistema Ue di scambio delle quote di emissioni, il sistema alla base della politica europea in materia climatica con un apporto previsto di 3 miliardi di euro all’anno.
Terza, il contributo nazionale basato sugli imballagi di plastica non riciclati, versato da ciascuno Stato membro e calcolato in relazione alla quantità di rifiuti di imballaggi di plastica che non saranno riciclati.
Infine potrebbero arrivare dei contributi basati sull’iva semplificata, con una riduzione dal 20 al 10% della percentuale trattenuta dagli Stati a titolo di spese di riscossione e un apporto al bilancio comunitario di 25 miliardi di euro annui.