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Redditi a livelli ’97. Con clausola salvaguardia sarà recessione

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ROMA (WSI) – I redditi degli italiani sono capitolati ai livelli del 1997, con una perdita che è stata di 3.700 euro per abitante dal 2007 (-12,3%). E’ quanto risulta dagli ultimi “Scenari economici” del Centro Studi di Confindustria.

Il dietrofront si è tradotto nella rinuncia a sei settimane l’anno di consumi: ovvero, è come se le famiglie italiane smettessero di spendere a metà novembre. Avvertimento sull’eventuale entrata in vigore della clausola di salvaguardia inserita nella legge di Stabilità (12,8 miliardi di incrementi di imposte indirette, 0,8% del Pil), che “farebbe ricadere l’economia in recessione”.

Evitare tale applicazione, scrivono gli economisti, “è quindi necessario per stabilizzare il Paese sul ritrovato percorso di crescita”.

Il Centro Studi prevede che l’economia italiana chiuderà il 2014 con un calo del Pil -0,5%, dunque peggio del -0,4% previsto a settembre. Il paese dovrebbe comunque uscire dalla recessione nel 2015, anno in cui il Pil crescerà +0,5% (in linea con le previsioni di settembre), mentre nel 2016 il prodotto interno lordo italiano salirà al ritmo di +1,1%.

“Il mantenimento della previsione 2015 ai valori indicati a settembre – hanno spiegato gli economisti di viale dell’Astronomia – pur in un contesto molto più propizio, è già un segno di fiducia rispetto alle previsioni all’ingiù operate dalla maggior parte degli analisti, soprattutto internazionali”.

Detto questo, la gravità della situazione italiana non viene nascosta: sono 8,6 milioni le persone a cui manca lavoro, totalmente o parzialmente, con un mercato del lavoro “debole”. Sul fronte dei consumi, tuttavia, arrivano le prime indicazioni positive: la spesa delle famiglie nel 2014 aumenterà poco (+ 0,2%) ma l’incremento sarà dello 0,5% nel 2015 e dello 0,8% nel 2016.

Riguardo all’inflazione, questa rimarrà bassa nel 2014 e nel 2015 con una dinamica annua che si attesterà allo 0,2%. Prezzi in risalita dal 2016 con un’inflazione allo 0,6%. In ogni caso, il Centro Studi esclude “il materializzarsi di un processo generalizzato di riduzione dei livelli dei prezzi in Italia”. (Lna)