Stretta sul reddito di cittadinanza, via libera al reddito alimentare. Nella corsa agli emendamenti alla legge di bilancio 2023, la prima del governo Meloni, arriva una grande novità per sostenere le famiglie meno abbienti: il reddito alimentare. Che è stato presentato così su Facebook dal deputato democratico Marco Furfaro:
“Ce l’abbiamo fatta! È stato approvato il mio emendamento che introduce il reddito alimentare. Ve ne avevo parlato nei giorni scorsi: ogni anno, il settore della distribuzione alimentare (pensiamo ai supermercati) getta 230mila tonnellate di cibo invenduto.
E mentre questo avviene, 600 mila bambini, 337 mila anziani e in totale 3 milioni di italiani si avvalgono, quando va bene, delle mense o dei pacchi alimentari perché non possono permettersi di fare la spesa. Da adesso, quel cibo non finirà più nell’immondizia, ma verrà redistribuito a tutte quelle persone che ne hanno bisogno.
Con un triplice risultato: la riduzione dello spreco alimentare, la lotta all’inquinamento e la protezione dei più fragili. La sperimentazione partirà nelle città metropolitane, per poi diventare strutturale (Governo permettendo).
E so bene che è una goccia nel mare, so bene che la manovra presenta tantissime iniquità, ma se la politica e la sinistra hanno un senso è proprio questo: cercare ogni giorno di lottare, lavorare e impegnarsi per migliorare anche solo di un millimetro la vita delle persone più fragili”.
Reddito alimentare: cos’è e come funziona
La misura prevede per i prossimi due anni la consegna di pacchi realizzati con i prodotti invenduti della grande distribuzione alimentare.
Con un fondo da 1,5 milioni nel 2023 e 2 milioni nel 2024 saranno distribuiti pacchi realizzati con i prodotti invenduti della distribuzione alimentare “da prenotare mediante un’applicazione e ritirare presso uno dei centri di distribuzione ovvero ricevere nel caso di categorie fragili”. In un decreto del ministero del Lavoro, da emanare entro 60 giorni, saranno definite le modalità attuative, la platea e il coinvolgimento del Terzo settore. Per ora la proposta del reddito alimentare avrà una fase iniziale che riguarderà soltanto le città metropolitane, quindi le più grandi sul territorio nazionale.
Il reddito di concretizza con la consegna di pacchi di cibo e bevande recuperate dalla merce invenduta dei grandi magazzini alimentari. Le scatole saranno da prenotare mediante un’applicazione e da ritirare presso uno dei centri di distribuzione stabiliti. Dovrebbe essere prevista anche la possibilità, per le categorie fragili, di ricevere i viveri direttamente a casa: un’ipotesi che potrebbe valere per anziani e persone non autosufficienti.
La povertà in Italia
Nel 2021 in Italia poco più di un quarto della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale (25,4%), quota sostanzialmente stabile rispetto al 2020 (25,3%) e al 2019 (25,6%). Così poco tempo fa ha certificato l’Istat. In lieve peggioramento la disuguaglianza nel 2020: il reddito totale delle famiglie più abbienti è 5,8 volte quello delle famiglie più povere (5,7 nel 2019). Questo valore sarebbe stato decisamente più alto (6,9) in assenza di interventi di sostegno alle famiglie.
Il reddito netto medio delle famiglie è di 32.812 euro annui nel 2020. Gli interventi di sostegno (reddito di cittadinanza e altre misure straordinarie) ne hanno limitato il calo (-0,9% in termini nominali, -0,8% in termini reali).
Come cambierà il reddito di cittadinanza
Allo studio anche la modifica del reddito di cittadinanza, la misura bandiera del Movimento Cinque Stelle. In base alle ultime novità, pare che la prima offerta, e unica, non debba più essere “congrua” altrimenti se non si accetterà si perde il diritto al reddito di cittadinanza.
Ad oggi la normativa prevede che si considera congrua l’offerta che considera le esperienze e competenze maturate e anche la distanza del luogo di lavoro dal domicilio e tempi di trasferimento (entro 80 chilometri e raggiungibile in 100 minuti con mezzi di trasporto pubblici).