Il reddito di cittadinanza, una delle misure cardine della manovra del governo giallo verde partirà dal primo aprile. Lo ha confermato ieri il ministro dell’economia, Giovanni Tria, durante l’audizione in commissione Bilancio alla Camera.
Lo stanziamento necessario è stato “rivisto al ribasso senza modificarne minimamente la portata – ha spiegato – sulla base del differimento della misura e dell’affinamento delle stime circa il numero effettivo di richiedenti, lasciando invariata la platea potenziale. I dettagli saranno inseriti in un decreto che verrà emanato a inizio anno, ma restano inalterati platea e entità massima”.
Sul fronte delle pensioni, Tria ha spiegato che la riduzione del fondo per quota 100 nel primo anno non cambia “impianto e impatto della riforma” che permetterà di andare in pensione in anticipo “con 62 anni di età e 38 di contributi senza riduzioni dell’assegno”, salvo gli effetti del sistema contributivo. Il titolare di via XX Settembre ha chiarito che le norme arriveranno a gennaio e che la “riduzione degli oneri non incide sulla portata della misura” che sono “da ricondurre solo ad accorgimenti” come “il divieto di cumulo e il preavviso di 9 mesi per i dipendenti pubblici”.
Il taglio delle pensioni d’oro – ha continuato Tria “porterà a un risparmio totale di 415,26 milioni di euro tra il 2019 e il 2023, di cui circa 80 nel 2019. E interverremo sulle indicizzazioni rispetto all’inflazione per gli assegni oltre tre volte il minimo. L’adeguamento continuerà a esserci ma sarà progressivamente frenato al salire degli assegni. La riduzione dell’adeguamento all’inflazione” per le pensioni tre volte il minimo sarà di “5,4 euro lordi al mese, 3,4 euro netti. Una perequazione che incide meno rispetto alle leggi vigenti finora” e porterà “2 miliardi di euro nel triennio”.
Dopo l’accordo con Bruxelles, poi, “restano invariate le spese per gli investimenti che ammontano a un valore complessivo di 15 miliardi nel triennio”.
Inoltre la legge di bilancio conferma la piena sterilizzazione di aumenti Iva “per il 2019 per 12,4 miliardi previsti dall’ultima legge di bilancio del governo Gentiloni. Le clausole sono state portate per il 2020 a circa 23 miliardi e per il 2021 a poco meno di 28,8 miliardi. Confidiamo di poter intervenire per gli anni prossimi come fatto quest’anno, sperando in una maggiore crescita e adeguate coperture, da trovare come quest’anno, anche con fatica”. Per Tria la manovra così come modificata al Senato assicura “una compliance con le regole fiscali europee evitando l’avvio che sarebbe stato disastroso di una procedura sul debito”.