Lo scorso sabato 14 ottobre, il decreto che prevede l’istituzione del reddito di inclusione sociale è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale ed entrerà in vigore dal primo gennaio 2018. Per questa misura di contrasto alla povertà, il governo punta a mettere sul piatto 600 milioni in più nel 2018, 900 milioni nel 2019 e 1,2 miliardi nel 2020. Nella manovra 2018 è per il momento escluso che il ticket sulla specialistica possa essere cancellato del tutto ma si potrebbe optare per una sua riduzione parziale.
Il reddito di inclusione sociale sostituirà l’attuale Sostegno di inclusione attiva (Sia) e l’assegno di disoccupazione (Asdi) ed è rivolto ai 17 milioni di persone in tutta Italia che sono a rischio povertà. Secondo gli ultimi dati Eurostat, l’Italia ha un tasso di rischio povertà del 28,7%, sui livelli di Spagna, Irlanda e Portogallo, ma è il primo Paese in Europa nel numero assoluto di persone a rischio povertà: 17,47 milioni, più di due milioni e mezzo in più rispetto ai 15,08 milioni registrati nel 2008.
Il Rei avrà un valore mensile che va da 187,50 fino a 485,41 euro in base ai componenti familiari e potrà essere richiesto a partire dal primo dicembre 2017. Sarà erogato su carta prepagata elettronica. Verrà riconosciuto per un periodo non superiore a 18 mesi e potrà essere rinnovato solo trascorsi almeno 6 mesi da quando ne è terminato il godimento.
Per ottenerlo è necessario possedere alcuni requisiti indicati nel testo del decreto. Il beneficio economico sarà condizionato all’adesione a un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa per il superamento della condizione di povertà. Per richiedere il Rei si dovrà andare in uno dei punti di accesso predisposti dal Comune e compilare un modulo predisposto dall’Inps.