di Matteo Vitali
Gli investimenti obbligazionari possono aiutare gli investitori a navigare in un mare caratterizzato da incertezza macroeconomica e tensione politica? Da questo quesito ha avuto inizio il nostro incontro con Frank Di Crocco, Head of Banks & Wealth Management di Invesco. Se da una parte il rallentamento economico in atto potrà portare volatilità nel mercato e periodi di incertezza, dall’altra secondo diversi analisti la transizione verso una ripresa della congiuntura potrebbe avviarsi già entro la fine del primo trimestre del 2023.
La strategia di Invesco
Secondo la visione di Invesco, a quale scenario ci dobbiamo preparare? “Gli ultimi anni – ha spiegato Di Crocco – ci hanno abituato a mutamenti del panorama economico e sociale estremamente rapidi e spesso poco prevedibili. Per questo è importante affrontare anche l’anno appena iniziato con una costante osservazione di tutti i principali indicatori nazionali e internazionali e strategie di investimento dinamiche. Detto questo in base alle nostre analisi riteniamo che l’evoluzione più probabile sia quella della deflazione, caratterizzata da una riaccelerazione della crescita, rendimenti obbligazionari più elevati, una politica monetaria più accomodante e una crescente propensione al rischio. Con molta probabilità le banche centrali non aspetteranno che l’inflazione scenda ai livelli obiettivo prima di porre fine ai rialzi dei tassi. I mercati finanziari sembrano infatti concordare sul fatto che i tassi raggiungeranno il picco a metà del 2023, con la possibilità di una inversione di tendenza entro la fine dell’anno”.
Date queste premesse quali saranno le strategie di investimento messe in campo da Invesco? “L’orientamento del portafoglio in questo scenario – ha risposto Di Crocco – si muoverà verso una maggiore esposizione al rischio rispetto a un’allocazione neutrale. Gli asset come l’high yield e il debito dei mercati emergenti, probabilmente sovraperformeranno rispetto al credito di qualità. I tassi fissi renderanno di più dei tassi variabili e la duration lunga sarà da preferire rispetto a quella breve. Inoltre come sappiamo l’inflazione riduce il valore dei pagamenti degli interessi cedolari di un obbligazionista. Pertanto, minore sarà l’inflazione, minore sarà l’impatto negativo sul valore reale della cedola”.
Attenzione per i temi ESG
Un tema trasversale, che sicuramente tornerà a giocare un ruolo fondamentale nelle strategie di investimento a medio e lungo termine sono i criteri ESG. Quali opportunità vedete in questo campo? “Ci sono due ragioni per cui il reddito fisso e l’ESG cresceranno nel 2023 – ha aggiunto Di Crocco -. In primo luogo nel contesto di deflazione previsto i prezzi dell’energia caleranno. Tale dinamica probabilmente indebolirà i titoli energetici, consentendo viceversa agli indici ESG di sovraperformare. In secondo luogo i Paesi si stanno differenziando sempre più su politiche ambientali come il clima e la biodiversità, il che consente a un gestore obbligazionario attivo di indirizzare il capitale verso tali emittenti sovrani. Infine stiamo assistendo a un sempre maggiore interesse per le esposizioni agli indici ESG obbligazionari, poiché gli attuali veicoli disponibili sono focalizzati sull’azionario. Un focus del mercato per il 2023 è lo sviluppo di indici ESG obbligazionari in ETF, una soluzione in grado di traghettare gli investitori verso il futuro degli investimenti a reddito fisso”.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di marzo 2023 del magazine di Wall Street Italia