Anche la Bce ha dovuto riconoscerlo: dopo l’elezione di Trump e in vista di tanti altri appuntamenti critici per l’area euro, senza dimenticare la crisi ancora profonda delle banche, negli ultimi tempi sono aumentati i pericoli per i mercati finanziai. Che i rischi si siano intensificati di recente lo dice chiaramente l’ultimo rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria della Bce, nel quale sono elencati i quattro rischi principali per l’Eurozona.
Il primo contempla la possibilità che l’instabilità politica nelle economie industrializzate (Usa, Francia, Italia, Germania) e le fragilità in quelle emergenti provochino correzioni dei prezzo su scala mondiale che potrebbero innescare un effetto “contagio”.
Anche se non vengono citati espressamente nel report, le elezioni presidenziali Usa, la Brexit, il referendum costituzionale in Italia e le prossime elezioni in Francia e in Germania, nel 2017, sono certamente tra gli elementi che contribuiscono ad alimentare le incertezze.
Il secondo rischio identificato dalla Bce è costituito dalla possibile spirale negativa che potrebbe avviarsi a causa della miscela potenzialmente deleteria di bassa crescita economica e bassa redditività delle banche.
Sotto questo aspetto, l’istituto guidato da Mario Draghi, che aveva già ammesso come le politiche ultra espansive stiano penalizzando i risultati di bilancio delle banche, è preoccupato soprattutto dalla situazione dei crediti deteriorati ammassati nei bilanci di quelle italiane.
Bond e Bce hanno ragione a temere per l’Italia
Il terzo rischio citato è quello che ci interessa più da vicino ed è relativo al possibile “riaccendersi delle preoccupazioni sulla sostenibilità dei debiti pubblici e privati in un contesto di bassa crescita, se l’incertezza politica” dovesse continuare.
Per questo motivo la Bce rinnova il suo appello ai governi per sbloccare le riforme necessarie a livello nazionale ed europeo. Nello scenario peggiore potrebbero anche, per i paesi più vulnerabili e meno virtuosi, come l’Italia, “riaccendersi pressioni” sui mercati e dunque sullo Spread.
Negli ultimi giorni il differenziale tra Btp e Bund si è avvicinato all’area di pericolo dei 200 punti base. Le tensioni sono salite quando mancano nove giorni al voto sulla riforma della costituzione che aspira a garantire maggiore stabilità di governo tramite il superamento del bicameralismo perfetto, la riduzione del numero di parlamentari, l’abolizione delle province e del Cnel.
Se vincono i No, elezioni anticipate in estate
Secondo i commentatori, gli investitori nel mercato dei bond hanno più di una ragione per essere nervosi e cercare lidi sicuri, come i Bund. Il due anni tedesco ha toccato a inizio settimana il minimo record assoluto del -0,74%. Il premio che i mercati chiedono ora per detenere Btp decennali al posto dei Bonos spagnoli è dello 0,6%. È da metà anno che il tasso di riferimento italiano si sta muovendo sopra quello omologo spagnolo.
Gli investitori non sono preoccupati dall’incapacità di Matteo Renzi di implementare la riforma della costituzione in sé, piuttosto dallo scenario di elezioni anticipate. Holger Schmieding, Chief Economist della banca Berenberg, ha fatto una stima interessante: i partiti politici che vogliono promuovere un referendum sull’euro in Italia (M5S, Lega Nord) o che non sono convinti di voler ancora fare parte del progetto Eurozona (Forza Italia) “potrebbero ottenere più del 50%” dei consensi nel caso di voto nel 2017.
La crisi politica è nell’aria in un paese che per 63 anni ha visto avvicendarsi ben 27 presidenti del Consiglio diversi. Dalla nascita della Repubblica solo l’amministrazione Berlusconi II è durata cinque anni, portando a termine il mandato. Lorenzo Guerini, vice segretario del PD, ha detto di recente a Bloomberg News che se il governo esce sconfitto dal referendum il suo partito cercherà di indire le elezioni anticipate per l’estate dell’anno prossimo.
Vanno fatte due doverose considerazioni. Da un lato va ricordato che per arrivare all’Italexit ci vorrebbero degli anni. Infatti solo in caso di vittoria elettorale del M5S oppure di una coalizione anti euro (Lega-FI), soltanto se la maggioranza parlamentare sarà tale da garantire stabilità e solo in caso di una modifica alla costituzione che consenta di indire un referendum sui trattati internazionali, si potrebbe arrivare al voto in stile Brexit anche in Italia.
Dall’altro, non bisogna dimenticare che se si andrà al voto con l’Italicum o con una legge elettorale strutturata in modo simile, con un generoso premio di maggioranza alla Camera, il partito che dovesse aggiudicarsi le elezioni avrà la possibilità di fare il bello e il cattivo tempo.
Anche l’ultima criticità individuata nel report della banca centrale di Francoforte riguarda da vicino l’Italia. La Bce teme che si possano produrre “tensioni sul finanziamento degli investimenti, amplificando i rischi legati alle liquidità e le possibili ricadute per l’intero settore finanziario”, uno dei punto deboli del nostro paese che deve fare i conti nei prossimi giorni con i maxi aumenti di capitale di Mps e UniCredit.