LONDRA (WSI) – Il Financial Times, che si era schierato contro la Brexit nel voto britannico di fine giugno, fa campagna a favore della riforma Boschi. Secondo il quotidiano finanziario – in linea con il parere di altri analisti e commentatori – in caso di sconfitta di Matteo Renzi nel referendum costituzionale di novembre, ci saranno “gravi conseguenza per l’Europa” intera.
Il pericolo, sempre secondo il giornale britannico, è che “si rafforzi il sentimento di indignazione anti-establishment“, già ben presente in Italia come dimostra “la popolarità crescente del MoVimento 5 Stelle”, uscito vittorioso dalle elezioni comunali di Torino e Roma.
Il premier ha promesso di dimettersi se il voto non passerà lo scoglio del voto popolare, che si terrà il 20 o il 27 novembre. La decisione è stata scellerata secondo il quotidiano, perché ha personalizzato il voto, rendendolo una pro o contro il governo. Senza contare che l’esecutivo non è stato eletto direttamente dal popolo e che rischia di cadere in toto, gettando nel caos dell’instabilità politica l’Italia e di riflesso tutta l’Europa. I sondaggi danno i si in leggerissimo vantaggio sui no.
“Rendere esplicito il legame tra il futuro di Renzi e l’esito del voto non farà che incoraggiare la gente a usare le urne per punire l’amministrazione”, scrive la opinionista del Financial Times. Il MoVimento 5 Stelle ha organizzato un road tour estivo per fare campagna a favore del no e spiegare cosa non va della riforma che prevede la fine del bicameralismo paritario, con una riduzione dei poteri legislativi del Senato, che diventerà “regionale” in stile Bundesrat. Verrà anche abbassata la proporzione di parlamentari rispetto al numero di abitanti.
“Gravi conseguenze se vincono i No”
Oltre al rischio reale che degeneri la crisi delle banche italiane, ce n’è uno più grande che riguarda l’ esito del referendum costituzionale, secondo il quotidiano finanziario della City londinese. In un commento sulla situazione politica italiana Sarah Gordon del Financial Times definisce “gravi” le possibili conseguenze di una vittoria dei No. Ci sarebbero infatti ripercussioni politiche ed economiche per l’ Italia e l’Eurozona.
Se Renzi perde, la riforma costituzionale verrà come minimo ritardata se non addirittura messa in cantina, creando una situazione ingestibile per la quale il nuovo sistema elettorale verrà applicato alla Camera ma non al Senato. Un governo di transizione non avrà il peso politico per fare nulla di efficace e la prima vittima sarà la crescita dell’economia, già sottotono rispetto alla media europea.
“Non è solo un problema italiano. Il pericolo che i problemi delle banche si espandano a macchia d’olio nel resto d’Europa è stato più volte affrontato e dibattuto. Ma una vittoria del No potrebbe infliggere un colpo più duro ancora alle prospettive, sia politiche sia economiche, dell’Eurozona”.
Va ricordato poi che il problema delle sofferenze bancarie non è un’esclusiva del sistema italiano. I crediti deteriorati, secondo i numeri raccolti dal Centro di Ricerca di Politica Economica, superavano il 9% del Pil dell’Unione Europea a fine 2014, per un valore pari a 1.200 miliardi di euro, più del doppio rispetto ai livelli del 2009.
Fonte: Financial Times