Un quesito bocciato, il più importante, e due approvati dalla Consulta, che si è riunita oggi per emettere la sentenza sul referendum promosso dai sindacati per abrogare la Riforma del Lavoro, uno dei pilastri dei cento giorni del governo Renzi. Si tratterebbe di un altro referendum anti Renzi dopo quello sulle riforme della Costituzione bocciato con il 60% dei No dagli italiani.
L’opinione contraria della Corte Costituzionale nella camera di consiglio di oggi all’ammissibilità delle richieste relative a uno dei tre referendum popolari abrogativi in materia di lavoro e Jobs Act mette a rischio lo svolgimento del voto. Nel dettaglio i quesiti promossi dalla Cgil e sottoscritti da 3,3 milioni di cittadini italiani riguardano le norme del Jobs Act, i voucher e gli appalti.
I quesiti sull’abolizione dei voucher e sulla responsabilità sociale nei confronti dei lavoratori degli appalti hanno come previsto ottenuto il via libera della Consulta. Diverso il discorso per il referendum sulle modifiche all’articolo 18 introdotte dal Jobs Act che aveva l’obiettivo di ripristinare la “tutela reale” (ovvero l’obbligo di restituire il posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa) per i lavoratori dipendenti delle aziende con più di cinque addetti. Non verrà quindi abrogato uno dei capisaldi della riforma del lavoro dell’ex presidente del Consiglio.
Le motivazioni della sentenza saranno comunicate con il deposito delle sentenze, una per ciascuno dei tre quesiti vagliati nella camera di consiglio di oggi, durata circa due ore e mezza, che per legge deve avvenire entro il 10 febbraio.
C’è la mano di Giuliano Amato
Avendo parte del voto popolare ottenuto la luce verde dei giudici, si andrà a votare tra metà aprile e metà giugno di quest’anno. ma non sulla questione delicata dell’articolo 18. L’unico modo che il governo Gentiloni ha per fare slittare il voto è indire le elezioni anticipate per quel periodo, in modo che il referendum abrogativo venga rimandato alla primavera del 2018.
Come spiega La Stampa, a mettere i bastoni tra le ruote ai sindacati e salvare così Renzi ha contribuito l’ex premier Giuliano Amato ora presidente della Consulta. Le indiscrezioni stampa dicono che si sia costituita negli ultimi tempi “una maggioranza di giudici costituzionali intorno alla tesi dell’inammissibilità del quesito sull’articolo 18”. Secondo questi giudici, tra cui figurerebbe per l’appunto Amato, “il quesito referendario Cgil in realtà è manipolativo e propositivo, perché va molto oltre il ripristino della vecchia normativa (tutela reale in aziende oltre 15 dipendenti”.
“Secondo altri magistrati, invece (tra questi, parrebbe, il giudice Silvana Sciarra, peraltro relatore della decisione) una costante giurisprudenza della Corte consente la creazione di nuove leggi attraverso il «taglia e cuci» dei quesiti. Oppure, potrebbe essere considerata ammissibile solo parte del quesito, quella che ripristina la vecchia normativa, eliminando invece quella che innova la materia”.