Regno Unito, punta su nuovi giacimenti di petrolio e abbandona gli obiettivi sul clima
Oggi il governo del Regno Unito ha approvato lo sviluppo di un enorme giacimento di petrolio e gas nel Mare del Nord, il più grande mai trovato nella zona, con il potenziale per produrre 500 milioni di barili di petrolio. Il giacimento di Rosebank, così è stato chiamato, si trova a nord-ovest delle Shetland in Scozia e di proprietà della società energetica statale norvegese Equinor.
L’annuncio ha ovviamente scatenato feroci polemiche, sia per l’impatto che avrà sulla crisi climatica e sia perchè è la prova che il primo ministro Rishi Sunak sta abbandonando gradualmente l’impegno di ridurre a zero le proprie emissioni nette di carbonio entro il 2050. Secondo i critici, questa mossa potrebbe anche incoraggiare altri paesi a frenare le loro ambizioni climatiche.
Le parole della North Sea Transition Authority
In una nota un portavoce dell’autorità di transizione del petrolio e del gas, la North Sea Transition Authority, ha affermato:
Oggi abbiamo approvato il piano di sviluppo del giacimento di Rosebank che consente ai proprietari di procedere con il loro progetto. La decisione è stata presa tenendo conto di considerazioni relative allo zero netto durante tutto il ciclo di vita del progetto.
La North Sea Transition Authority ha approvato lo sviluppo del giacimento di Rosebank, consentendo ai proprietari Equinor e Ithaca Energy di portare avanti il progetto a circa 130 chilometri (80 miglia) a nord-ovest delle Isole Shetland. La North Sea Transition Authority è un ‘azienda del Regno Unito incaricata sia di massimizzare i benefici economici delle risorse energetiche britanniche del Mare del Nord sia di aiutare il paese a raggiungere i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio. Con questa decisione però, sembra che gli obiettivi imposti non verranno rispettati.
L’inversione di rotta del Regno Unito
La decisione arriva mentre il governo del primo ministro Rishi Sunak deve affrontare le critiche per aver indebolito i suoi impegni ambientali in vista delle elezioni previste per il prossimo anno.
In un discorso tenutosi il 20 settembre, Sunak ha dichiarato che il Regno Unito estenderà i termini relativi alla graduale eliminazione dei veicoli a benzina, alla proibizione dei sistemi di riscaldamento alimentati da combustibili fossili nelle case non collegate alla rete del gas naturale e alla proposta di vietare l’installazione di caldaie a gas naturale nelle nuove abitazioni. Nel discorso ha affermato:
Per troppi anni i politici nei governi di ogni genere non sono stati onesti riguardo ai costi e ai compromessi delle politiche ambientali. Hanno invece preso la strada più semplice, facendoci credere che possiamo avere tutto. Dovrebbero essere i singoli individui, e non il governo, a decidere quando effettuare transizioni ecologiche, come il passaggio ai veicoli elettrici.
Con la significativa riduzione degli impegni climatici, il Regno Unito si troverà di fronte a una sfida ancora più ardua nel perseguire l’obiettivo vincolante di azzerare le emissioni nette di gas serra entro il 2050. Il Climate Change Committee, un organo indipendente istituito per fornire al Regno Unito raccomandazioni in materia di cambiamenti climatici, ha frequentemente criticato il governo britannico riguardo gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Nel giugno 2023, il presidente di questo organo, Lord Deben, ha scritto al Primo Ministro sottolineando che il paese aveva “perduto la sua evidente leadership globale in materia di clima”.
I motivi di questa retromarcia
Il Primo Ministro britannico Rishi Sunak sta facendo retromarcia sulle politiche climatiche, suscitando preoccupazioni sulla sua motivazione. Questo cambiamento sembra essere guidato dalla volontà di sfruttare le questioni ambientali per fini politici interni. Il recente risultato elettorale a Uxbridge and South Ruislip, in cui il Partito Laburista è stato sconfitto, è stato visto come un referendum sull’Ultra Low Emission Zone (Ulez) di Londra, una politica voluta dal sindaco laburista Sadiq Khan per ridurre l’inquinamento atmosferico. L’Ulez è diventata una questione simbolica nella guerra culturale del Regno Unito.
Con le elezioni imminenti e sondaggi che prevedono una vittoria schiacciante per il Partito Laburista, Sunak sembra cercare disperatamente politiche che vadano contro la narrativa ambientalista, anche se tali politiche erano originariamente proposte dal suo stesso partito e sono sostenute da imprese ed elettori che tradizionalmente sostengono il Partito Conservatore. Queste decisioni stanno così minando la credibilità del Partito Conservatore nel Regno Unito, poiché il cambiamento climatico era uno dei pochi ambiti in cui il partito aveva una buona reputazione. Il Partito Conservatore aveva contribuito all’approvazione della legge sul cambiamento climatico nel 2008 e si era impegnato a raggiungere le zero emissioni entro il 2050. Tuttavia, con Sunak al timone e l’incertezza elettorale, sembra che la priorità sia ora la politica interna piuttosto che gli obiettivi climatici.