PARIGI (WSI) – Dopo lo scandalo Volkswagen una nuova bufera si abbatte su una casa automobilistica questa volta francese: la Renault. Il 7 gennaio scorso la polizia antifrode d’Oltralpe ha effettuato una serie di perquisizioni in varie fabbriche della casa automobilistica con lo scopo di verificare l’esistenza di un software in grado di truccare i motori diesel per renderli ecocompatibili.
Renault aveva subito provato a gettare acqua sul fuoco annunciando l’istituzione di una Commissione tecnica indipendente, chiamata Commission Royal (dal nome dell’ambiente francese Segolene Royal) “la quale” – si legge nella nota – “deve verificare che i costruttori francesi non abbiano montato sui loto veicoli software equivalenti a quelli Volkswagen”.
La commissione ha testato le auto di otto marchi tra stranieri e francesi, riscontrando, per Renault e per altri costruttori, emissioni di biossido di carbonio (CO2) e di biossido di azoto (NOx) più alte di quelle dichiarate. La Renault aveva subito messo le mani avanti affermando che i test effettuati a fine dicembre su 11 veicoli non mettevano in evidenza la presenza di alcun software truffaldino.
Nella giornata di ieri però la casa automobilistica francese ha annunciato la presentazione nelle prossime settimane di un “piano tecnico” per ridurre le differenze registrate tra le emissioni delle vetture in condizioni reali rispetto a quelle dichiarate nelle norme di omologazione. E oggi la notizia che il piano tecnico consiste nel richiamo di 15mila veicoli prima che siano immessi sul mercato al fine di regolarne i sistemi di filtraggio delle emissioni nocive.
Ad annunciarlo alla radio Rtl il ministro francese dell’Ambiente con delega ai Trasporti Ségolène Royal.
“Renault si è impegnata a richiamare un certo numero di veicoli, circa 15.000, di controllarli e di regolarli in modo che il sistema di filtraggio funzioni a tutte le temperature e a tutte le condizioni di utilizzo. Le nuove auto devono soddisfare le norme antinquinamento (…) per regolare correttamente un motore potrebbe essere necessaria solo mezza giornata”.
In altre parole Renault è dovuta tornare suoi sui passi riconoscendo uno scarto tra le emissioni misurate in condizioni di prova e quelle riscontrate in condizioni reali di utilizzo sulla base delle verifiche effettuate dalla Commissione tecnica. Come ha affermato il direttore commerciale di Renault Thierry Koskas: “Renault non ha commesso trucchi, ma ha riconosciuto il problema dello scarto: “In condizioni di prova, noi rispettiamo le norme sulle emissioni, ma quando non siamo più in condizioni di prova vi è una differenza che è oggettiva”.