Crescono gli iscritti, i rendimenti e le risorse. I fondi pensione brillano nel corso dei primi nove mesi dell’anno, aiutati anche dal buon andamento dei mercati. A fare il punto della situazione è la Covip, l’authority di controllo del settore, che ha pubblicato l’aggiornamento trimestrale, dal quale emerge che la previdenza complementare ha ripreso a crescere e, in buona sostanza, sia riuscita a battere il Tfr nei primi nove mesi dell’anno.
Nei primi tre trimestri del 2023, le performance sono cresciute del 2,2% per i negoziali, del 3% per gli aperti e del 3,6% per i Pip. Le risorse sono cresciute del 6%. Ma vediamo i dati nel dettaglio.
Fondi pensione in crescita
L’ultima relazione della Covip ha messo in evidenza che, alla fine del terzo trimestre 2023, sono attive 10,6 milioni di forme pensionistiche complementari. Rispetto al 2022 è stata registrata una crescita del 3,3%. Complessivamente il totale degli iscritti è pari a 9,515 milioni – in crescita del 3% rispetto allo scorso anno -, ma è necessario segnalare che sono molte le persone che hanno aderito a più fondi pensione contemporaneamente.
Entrando un po’ più nel dettaglio nei fondi negoziali vengono registrate 188.000 posizioni in più rispetto alla fine del 2022, in crescita del 4,9%. Complessivamente il numero degli iscritti ha raggiunto i 4 milioni. A registrare gli incrementi più alti sono i fondi pensioni rivolti al settore edile, che hanno registrato una crescita di 86.700 unità.
Buone le performance anche del fondo pensione destinato al settore del commercio, turismo e servizi, dove gli iscritti sono aumentati di 13.300 unità. Bene anche quello riservato all’industria metalmeccanica: +10.300.
Per quanto riguarda, invece, i fondi pensione di mercato si registrano i seguenti andamenti:
- fondi aperti: 71.000 posizioni in più con una crescita del 3,8%;
- PIP: 40.000 posizioni in più, crescita dell’1,1%;
Complessivamente il totale delle posizioni in essere per queste forme è pari rispettivamente a 1,912 milioni e 3,738 milioni di unità.
I contributi e le risorse
Alla fine del mese di settembre le risorse alle prestazioni hanno totalizzato 215 miliardi di euro, mentre a dicembre 2022 erano pari a 205 miliardi di euro. La metà dell’aumento è stato determinato dal miglioramento dei corsi dei titoli in portafoglio. I flussi contributivi, al netto delle uscite, hanno determinato l’aumento residuo.
Nei fondi negoziali l’attivo netto è pari a 64,5 miliardi di euro, in crescita del 5,6% rispetto al mese di dicembre. Per i fondi aperti si è attestato a 30,3 miliardi di euro e per i PIP a 48 miliardi di euro, registrando un incremento pari, rispettivamente, al 7,9% e al 5,4% rispetto allo scorso anno.
Nel corso dei primi nove mesi del 2023 i contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e PIP sono stati pari a 9,8 miliardi di euro, con una crescita del 6 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2022 – viene riportato nell’aggiornamento Covip -. L’incremento si riscontra in tutte le forme pensionistiche, variando dall’8 per cento nei fondi negoziali, al 6,4 nei fondi aperti, al 2,5 per cento nei PIP.
I rendimenti dei fondi pensione
Nel corso dei primi nove mesi del 2023 tutte le tipologie di fondi pensione registrano dei risultati positivi, soprattutto quelle che prevedono una gestione con una maggioranza azionaria.
In media i rendimenti per i comparti azionari si attestano al 4,5% nei fondi negoziali, al 6% per i PIP e al 5,5% per i fondi aperti. Per le linee bilanciate si registrano i seguenti rendimenti:
- fondi negoziali: 2,1%;
- PIP: 2,2%;
- fondi aperti: 3%.
Risultano essere più contenuti i rendimenti nei comparti obbligazionari, che si attestano mediamente intorno ad 1-2%.
Nel corso dei primi nove mesi del 2023 i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano intorno al 5% per tutte le tipologie di forme pensionistiche. Per le linee bilanciate, i rendimenti medi sono:
- PIP di ramo III: 1,8%;
- fondi negoziali: 2,7%;
- fondi aperti: 3%.
Per quanto riguarda, invece, le linee garantite e quelle obbligazionarie sono stati registrati dei rendimenti medi vicini allo zero o di poco superiori; le gestioni separate di ramo I dei PIP, che contabilizzano le attività al costo storico e non al valore di mercato, ottengono un rendimento dell’1,9%.
Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2,4% – si legge nell’aggiornamento -. Osservando la distribuzione dei risultati dei singoli comparti tra le diverse tipologie di forma pensionistica e le diverse linee di investimento, tutti i comparti azionari e buona parte dei bilanciati mostrano rendimenti più elevati rispetto agli altri e al TFR. Nei fondi negoziali, le diverse linee di investimento rivelano nel complesso una dispersione dei rendimenti dei singoli comparti inferiore a quella che registrano i risultati dei comparti appartenenti alle altre tipologie di forma pensionistica.