NEW YORK (WSI) – La legge di Stabilità presentata dal premier Matteo Renzi con tanta euforia, inizia a mostrare le prime crepe. Ad allungare un’ombra sulla manovra, ci ha pensato oggi il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che ha gelato i pensionati sulla no tax area.
Di fatto, l’estensione della no tax area per i pensionati dal 2016 è in forse, in quanto condizionata dalla decisione dell’Ue alla flessibilità aggiuntiva che l’Italia ha chiesto con la clausola migranti. Senza l’ok Bruxelles la misura scatterà dal 2017.
A tal proposito, il governo italiano ha inviato all’Unione europea il Piano programmatico di bilancio, che inizia con le seguenti parole.”L’economia italiana e’ in ripresa”. Il documento con cui il Tesoro chiede flessibilità aggiuntiva sul deficit – e che indica un Pil a +0,9% per quest’anno e +1,4% per il 2016 – rileva che “nonostante il trend recente sia piuttosto incoraggiante, il recupero dell’economia è allo stato iniziale”. Si parla per il 2015 di costi attesi per l’emergenza migranti “di 3,3 miliardi di euro, di cui 3 miliardi di spesa corrente”. Il 50% delle spese riguarda il capitolo “ricezione” mentre tra il 20% il 30% il salvataggio in mare.
Renzi, ospite del programma ‘Attenti a noi 2’ su Radio 24, afferma che “Bruxelles non è il maestro che fa l’esame, non ha i titoli per intervenire” sulle scelte economiche dell’esecutivo. Il presidente del Consiglio alza la voce contro l’Ue: “In questi anni c’è stata subalternità psicologica dell’Italia verso gli eurocrati”. ”Certo ci deve consigliare ma non ci deve dire la tassa da tagliare”.
Fatto sta che se non arriverà il sì dell’Ue, a rimetterci saranno i pensionati poveri.
Secondo quanto affermato dal ministro Poletti, a meno che la Commissione Ue non accordi all’Italia l’utilizzo di maggiori patti di flessibilità per l’emergenza migranti, anche l’aumento della no tax area per i pensionati rischia di essere effettiva soltanto dal 2017.
Poletti ha affermato che l’obiettivo è quello di aumentare la no tax area per i pensionati fino a livello di quella dei lavoratori dipendenti attualmente fissata a ottomila euro. Per gli over 75 sarà aumentata a ottomila euro mentre per i pensionati sotto i 75 anni a 7.750 euro. Attualmente la no tax area dei pensionati è ferma a 7.500 euro. “Qualora dovesse arrivare il via libera dell’Ue alla clausola per i migranti – ha ipotizzato Poletti – si potrà valutare di anticipare la misura”.
Ieri la novità dell’opzione part time per i lavoratori che hanno già raggiunto i 63 anni e 7 mesi e la possibilità di adesione all'”opzione donna” per le lavoratrici con 58 anni e 35 di contributi entro fine anno. Con accordi diretti tra lavoratore e azienda, infatti, si potrà passare per gli ultimi 4 anni di lavoro al part time.
Il meccanismo dovrebbe prevedere che l’impresa paghi le ore effettivamente lavorate e i relativi contributi, con la parte restante che può essere girata invece in busta paga.
Sempre Poletti ha parlato di opzione part time come di “misura sperimentale per tre anni a favore dei lavoratori a contratto a tempo pieno e a tempo indeterminato che hanno raggiunto i requisiti di vecchiaia entro il 31 dicembre 2018, che per tre anni potranno optare per il lavoro part time in accordo con il datore di lavoro al 40-60%”.
“Il datore verserà direttamente in busta paga i contribuiti al lavoratore mentre lo Stato corrisponderà i contributi figurativi così il lavoratore percepirà il 100% della pensione senza penalizzazione. Se funzionerà la misura la finanzieremo adeguatamente perchè pensiamo sia un buon modo per produrre un ricambio generazionale”.
Poletti ha detto che è stata “confermata anche la staffetta generazionale”. “A due anni dai requisiti di vecchiaia i lavoratori possono optare per il part time ma in questo caso è condizionato all’entrata di nuove persone. L’orario di lavoro non potrà essere superiore al 50%”. Questa misura, ha chiarito, “non ha bisogno di finanziamento perchè era presente nella vecchia legislazione”. Anche in questo caso il lavoratore percepirà “il 100% della pensione perchè sui contributi figurativi c’è una neutralizzazione, non c’è perdita di pensione”.
Il ministro ha reso noto anche che con la manovra arriverà la settima e ultima salvaguardia per gli esodati, che complessivamente 31-32mila soggetti. “Ai 26.300 beneficiari si aggiungono 5.000 individui di salvaguardie precedenti che non avevano copertura”. In totale, “si arriva a 172mila salvaguardati dall’inizio delle salvaguardie”.
“Ora – ha detto Poletti – consideriamo di aver concluso il discorso delle salvaguardie. La settima salvaguardia era tema di discussione a livello parlamentare. Siamo partiti da quella ipotesi, utilizzando le risorse risparmiate dalle precedenti salvaguardie e aggiungendone altre. Quelle non ci sarebbero bastate perchè le risorse devono essere conteggiate annualmente e non si può fare il cumulo”.
(mt-Lna)