ROMA (WSI) – Scontrini, fino a che punto servono, e fino a che punto possono essere considerati uno strumento per combattere l’evasione fiscale? Sempre più diffuse le dichiarazioni che vanno contro lo scontrino, visto come superato, e inutile per soddisfare l’obiettivo per cui è stato concepito.
Il premier Matteo Renzi sembra avere le idee chiare e sulla delega fiscale afferma: “Cambiamo l’Agenzia delle Entrate, che smette di essere un gufo o un avvoltoio appollaiato sulla spalla e diventa il consulente di una azienda o di una persona. Andiamo nella logica di eliminare gli scontrini con la tracciabilità, così non c’è più la logica della Agenzia delle Entrate fuori dal negozio che ti pizzica ma c’è un nuovo rapporto tra cittadino e Agenzia”.
Agli inizi di novembre era stata la stessa Rossella Orlandi, direttore dell’Agenzia delle Entrate. aveva affermato: “In prospettiva l’attuazione della completa tracciabilità comporterà l’abbandono di alcuni strumenti risultati inefficaci (come i misuratori fiscali e le ricevute fiscali), con minori oneri per le imprese ed il progresso abbandono di controlli massivi sul territorio da parte dell’amministrazione finanziaria”.
Intanto l’agenzia di stampa AdnKronos pubblica i risultati sulla mancata emissione di ricevute fiscali e conclude – l’indagine, precisa, è stata effettuata con la
collaborazione di diverse associazioni di categoria e dei consumatori sul territorio, – che “in Italia più di un negozio su due (il 55%) non fa scontrini o li fa irregolari”.
“Il fenomeno raggiunge punte prossime all’evasione totale a Napoli (83%), mentre Genova si conferma la città a più alto tasso di lealtà fiscale, con ‘solo’ il 18% di irregolarità. Intorno alla media Roma, Milano e Palermo, con percentuali che oscillano fra il 45% e il 50%. In un mese di monitoraggio, dal 15 settembre al 15 ottobre 2014, viene tratteggiata la geografia dell’evasione fiscale quotidiana, quella che nasce da piccoli importi ma che accumula cifre consistenti su tutto il territorio nazionale: dai conti della pizzeria appuntanti sul bordo di una tovaglia di carta, al classico cornetto e cappuccino pagato direttamente al bancone del bar. Fino ai macellai, ai fruttivendoli e agli alimentari che tengono spento il registratore di cassa”. (Lna)