ROMA (WSI) – Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ci riprova e punta a un tesoretto di 10 miliardi. Non gli è andata bene l’ultima volta, quando nel marzo di quest’anno aveva parlato di un possibile “tesoretto” nel 2015, di circa 1,6 miliardi, individuato nel differenziale tra le previsioni di crescita prudenti del governo e quelle più ottimistiche di altri osservatori.
Non gli era andata bene perchè la Corte Costituzionale aveva bocciato la riforma Fornero contenuta nel Salva Italia del 2012, e a quel tesoretto Renzi aveva dovuto dire addio.
Ma oggi La Repubblica parla di “una trattativa che il governo italiano sta conducendo con la Commissione europea”, sottolineando che “l’obiettivo è semplice: ottenere un ulteriore “sconto” rispetto ai nostri conti pubblici. Nella sostanza rendere più ‘leggera’ la prossima ‘manovra economica’”-
Come? Aumentando “i margini di azione della Legge di Stabilità 2016 e utilizzare tutta la ‘flessibilità’ possibile mantenendo gli impegni fissati dal Fiscal compact. Arrivare, insomma, a quota 27 miliardi come annunciato dal presidente del consiglio senza sacrifici eccessivi o straordinari. Già lo scorso anno Palazzo Chigi e il Tesoro strapparono a Bruxelles un “bonus” dello 0,4% rispetto al Pil. Una detrazione accordata su base triennale. E che quindi è valida anche per il 2016.
Nel negoziato riservatissimo in cui è impegnato soprattutto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, però, sul tavolo c’è almeno un altro 0,4% da scontare. Che in termini concreti significa quasi 7 miliardi di euro da mettere nel paniere della prossima Finanziaria. Da impiegare per l’abolizione della tassa sulla prima casa, ma non solo. Considerando che sulla scrivania del presidente del consiglio a Palazzo Chigi sono ancora in bella vista almeno due dossier cui Renzi non vorrebbe rinunciare già in questa tornata di bilancio: un intervento sulle pensioni per rendere praticabile la cosiddetta flessibilità in un uscita e un primo ritocco dell’Ires, l’imposta sul reddito delle società”.
Il quotidiano continua e sottolinea che “dagli 8 ai 10 miliardi verranno recuperati con la famigerata Spending review. Una prima sforbiciata riguarderà la Sanità. Il patto sulla Salute prevede un aumento nel 2016 dei fondi stanziati per 3 miliardi. Ecco, questo aumento – secondo le intenzioni del governo – non ci sarà. Il resto verrà ottenuto attraverso il contenimento e le “incisioni chirurgiche” nella spesa per la Pubblica amministrazione (…) Un’altra quota di entrate viene attribuita al rientro dei capitali dall’estero, la “Voluntary disclosure”.
“Il termine finale per presentare tutti i i documenti dell’autodenuncia è slittato di un mese: si arriverà fino al 30 ottobre. E le associazioni dei commercialisti chiedono un ulteriore rinvio. Secondo le previsioni delle Finanze, al 30 settembre si sarebbe potuto contare su circa 4 miliardi. Con un mese in più, le stime si avvicinano alla soglia dei 5 miliardi (…) Un altro punto della manovra è centrato sulla crescita. Il Pil era dato in salita il prossimo anno dell’1,4%. Ma a Palazzo Chigi pensano di poter spuntare due decimali in più arrivando all’1,6%”.
Poco prima delle 11 fonti di Palazzo Chigi sottolineano, riguardo alle ricostruzioni di stampa su manovre finanziarie e piani su crescita e rigore con Bruxelles, che si tratta di retroscena destituiti di fondamento.