Società

Renzi continua ad attaccare: ora sgravi per partite Iva e pensionati

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ROMA (WSI) – È ufficiale: l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie riguarderà tutti i tipi di investimenti, compresi gli interessi maturati sui depositi bancari, e con la sola eccezione dei titoli di Stato. È quanto prevede la versione definitiva del decreto che introduce il bonus da ottanta euro per i redditi da 8 a 24mila euro e taglia l’Irap alle imprese del 10 per cento.

Renzi è stato bersagliato dalle critiche per non aver introdotto da subito il bonus in via strutturale. Il ritocco apparso oggi serve a rassicurare gli scettici e prevede l’introduzione di un fondo a cui vincolare i risparmi da tagli alla spesa. Varrà 2,7 miliardi nel 2015, 4,7 nel 2016, 4,1 nel 2017, 2 dal 2018.

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Non indosserà la maglia numero 8 al fianco di Baggio e Batistuta. Matteo Renzi rinuncia “anche se mi costa caro”, confessa, alla partita del Cuore per chiudere le polemiche sulla par condicio. Ma non l’offensiva contro M5S che “non ha paura di me calciatore ma di chi vuole cambiare l’Italia”.

E’ un’altra la porta in cui il premier tenterà di mettere a segno un gol: vincere le europee dimostrando che fa sul serio e che, dopo aver dato 80 euro, “non un’elemosina”, manterrà gli impegni con sgravi per incapienti, partite Iva e pensionati.

I sondaggi confermano che il decreto Irpef è tutta salute per il Pd a quasi un mese dalle elezioni. Ma il premier non ci sta ad ascoltare chi critica le misure del governo come mossa elettorale.

“Altro che misura elettorale – taglia corto nella prima diretta twitter #matteorisponde da quando è entrato a Palazzo Chigi – è una rivoluzione nel modo di concepire il rapporto tra stato e cittadini. Datevi pace, i soldi arrivano e a chi fa polemica noi rispondiamo lavorando e non inseguendo le meschinità altrui”. E nel mirino finisce il principale competitor del Pd: Beppe Grillo.

“I comici milionari – attacca Renzi – dicono che 80 euro sono una presa in giro. Se provassero a vivere con 1200 euro al mese non lo direbbero”. Polemiche a parte, il premier guarda avanti: oggi (ieri per chi legge) ha avuto a Palazzo Chigi un lungo vertice con il ministro Marianna Madia per chiudere entro aprile la riforma della pubblica amministrazione. Semplificare è la parola d’ordine del prossimo decreto con un occhio ai cittadini e alle imprese che “vanno aiutate riducendo la burocrazia”. D’altra parte anche la riforma del lavoro, che oggi ha incassato la fiducia alla Camera rinviando eventuali modifiche al Senato, punta, secondo il premier, a togliere i lacci che ostacolano l’aumento dell’occupazione.

Contro l'”emergenza” lavoro, Renzi non crede che la ricetta giusta sia l’introduzione del reddito minimo: “Non sono d’accordo sul fatto che il reddito minimo di cittadinanza crei posti di lavoro. Abbassare le tasse è giusto”. (ANSA)