ROMA (WSI) – Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è arrivato nella sede del Consiglio europeo per partecipare al vertice dei capi di Stato e di governo dei Paesi dell’Ue. Entrando non ha rilasciato dichiarazioni.
La flessibilità dovrà essere realizzata “al meglio” e comunque “all’interno delle regole esistenti del patto di stabilità e crescita”: E’ quanto si legge nelle bozze di conclusioni del vertice del consiglio europeo circolanti in queste ore a Bruxelles. Sul principio di flessibilità si gioca sui termini, tutti comunque da spiegare.
All’inizio si era riconosciuta la possibilità di una “piena” flessibilità, poi ieri le bozze di conclusioni hanno sostituito la paroale “piena” flessibilità con “buona”, e infine stamattina si fa riferimento alla possibilità di “fare il miglior uso della flessibilità all’interno delle regole esistenti del patto di stabilità e crescita”.
MAGGIORE FLESSIBILITÀ
L’Italia non vuole chiedere di sforare i vincoli, ma chiede maggiore flessibilità per l’Europa. Il premier italiano lo avrebbe ribadito durante la cena informale dei 28 capi di Stato e di governo riuniti a Ypres. E alla cancelliera Angela Merkel avrebbe detto chiaramente: “Noi non faremo come la Germania nel 2003 che sforò i limiti del patto di stabilità”, nel corso di una discussione definita come “anche accesa”.
I capi di Stato e di governo durante la cena, finita alle 21:15 a Ypres si sono concentrati sul documento presentato dal presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy sull’agenda e le priorità della Ue per i prossimi cinque snni.
Non c’è stata una revisione del documento, ma è stato deciso di approvarlo domani dopo eventuali possibili adattamenti che verrano fuori dalla discussione di questa sera ed anche alla conclusione della discussione sula nomina del presidente della Commsione domani nel vertice a Bruxelles.
Quanto ai contenuti, il giro di tavolo si è concentrato sulla parte economica del documento e a quanto si apprende Renzi ha valutato positivamente i segnali relativi alla maggiore flessibilità che potrebbe essere consentita a quei paesi che varano riforme strutturali.
Inoltre, si è parlato anche della possibilità di considerare separatamente nelle valutazioni sui bilanci del patto di stabilità i cofinanziamenti nazionali agli investimenti dei fondi di coesione comunitari. Sarebbe stato affrontato anche il nodo del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, anche in questo caso per considerarne le conseguenze nel patto di Stabilità.
(Agenzie)