“Io non sono come loro. Io non ce la faccio a restare abbarbicato a una poltrona per il gusto di starci. Io sono qui per cambiare le cose, non sono disponibile a restare nei giochini della vecchia politica, per galleggiare. Sai quanti ne trovano più bravi di me a galleggiare? Se qualcuno vuol fare strani pasticci il giorno dopo li fa senza di me. Non sono disponibile a rimanere per i giochini della vecchia politica, o si cambia o vado via. Se volete questa classe qui auguri, ma io non sono come loro”. Matteo Renzi scopre le carte, almeno così sembra, anche se poi precisa, in riferimento all’ipotesi delle sue dimissioni in caso di vittoria del NO al referendum costituzionale :
“Cerchiamo di non dirlo, perchè dicono che bisogna cercare di non personalizzare. Sono gli altri, perchè cercano di utilizzare il No al governo Renzi per mantenere i privilegi”. Insomma, lascia o non lascia in caso di vittoria del No? Sembra propendere tra l’altro lui stesso per rimanere abbarbicato alla poltrona nel momento in cui afferma che “il 5 dicembre non ci sarà l’invasione delle cavallette ma rimarrà tutto come adesso. Gli italiani non si facciano fregare dai partiti. Gli elettori leggano il quesito e poi votino secondo coscienza”.
E’ un fiume in piena il premier, in attesa del voto che gli elettori italiani daranno alle sue riforme il prossimo 4 dicembre. Ne ha per tutti: per Grillo, per Berlusconi, e anche per Romano Prodi che, in un’intervista rilasciata a Repubblica, lo ammonisce per l’eccesso di polemiche nei confronti dell’Europa.
In generale, sul suo futuro, Renzi afferma in un intervento a Rtl, che ha tutta l’aria di essere uno sfogo:
“E’ una parte che vedremo dopo il 5 dicembre. Ma credo che tutto questo non avverrà perchè vince il Sì. Perchè la stragrande maggioranza delle persone, la maggioranza silenziosa, voterà contro questa sistema votando un Sì molto forte”. Cosa succederà se invece vincerà il No, “lo scopriremo solo vivendo”. In ogni caso “se dovesse vincere il No “non posso essere quello che si mette d’accordo con loro per un governicchio di scopo o tecnico, che sono quelli che hanno alzato le tasse“.
Non manca la confusione nelle parole di Renzi, da cui non emerge una chiara intenzione di fare o non fare qualcosa, in caso di bocciatura delle sue proposte di riforma.
Su Grillo premier:
“Non sono io a dover giudicare, scelgono i M5s. Certo se Trump vince, capisco che Grillo voglia mettersi in gioco. Forse pesa anche il fatto che gli altri si sono rivelati inadeguati. Di Maio ha inanellato una serie di gaffe… Non so, avendo provato Di Maio si ributteranno su Grillo, a naso”.
Una risposta precisa viene data a Prodi:
“Rispetto Prodi, se dice questo avrà i suoi motivi. Ma io non voglio prendere i voti degli euroscettici: noi vogliamo cambiare l’Europa. Noi siamo europeisti convinti per questo non ci piace questa Europa qui”.
Nell’intervista a Repubblica, l’ex presidente del Consiglio aveva invitato il premier a smorzare i toni polemici nei confronti dell’ Unione europea“. Così Prodi:
“Forse si pensa che criticare l’Europa faccia piacere agli elettori. Può anche essere giusto. Ma, se si sposano queste critiche con la scomparsa della bandiera europea nelle apparizioni pubbliche di Renzi, la polemica rischia di prendere un significato equivoco. Diventa una questione di appartenenza. E mettere in dubbio la nostra appartenenza all’Europa è sbagliato. Detto questo, credo che la posizione del governo italiano sia in questo momento più tattica che strategica”. Ancora: “Temo che un eccesso di polemica ci possa precludere alleanze che sono indispensabili per raggiungere i nostri obiettivi di fondo. La somma dei brontolii, alla fine ti mette nel banco dei brontoloni. D’altra parte, trovo che Renzi abbia ragione quando lamenta una mancanza di solidarietà europea che francamente mi ha sorpreso”. Renzi, insomma, ha sicuramente ragione sulla “scarsa solidarietà dell’Europa, ma “cercare consensi nella palude anti-europea è un errore. Se deve scegliere un modello anti-europeo, la gente vota per l’originale, non per la brutta copia”.
Ma appunto Matteo Renzi non sembra aver voglia di cambiare la rotta intrapresa delle critiche nei confronti dell’Europa, almeno prima del referendum costituzionale e, a tal proposito, rilancia l’idea di un confronto con Beppe Grillo e Silvio Berlusconi:
“Mi piacerebbe moltissimo fare un confronto civile e pacato con Berlusconi e con Beppe Grillo. Scelgano loro dove. Sono i capi dei due partiti principali, oltre al Pd”. Il presidente del Consiglio decide anche di togliersi un sassolino dalla scarpa e su Berlusconi fa notare: “Con il rispetto che si deve a Berlusconi, una volta mi definisce un pericoloso dittatore o quasi, una volta un leader. L’importante è che ci sia una riforma della Costituzione che chi in passato ha votato per Berlusconi non può non votare». E ricorda che l’ex premier condivide i punti principali della riforma:”Anche Berlusconi è d’accordo”.