ROMA (WSI) – Conto alla rovescia per la riunione della direzione del Pd di domani al Nazareno, con i vertici del Pd che dovranno trovare una sintesi sulla riforma del lavoro e sul tema caldo dell’art. 18. Renzi ha però detto che vuole tirare dritto: “Io non sono un massone, sono un boy scout. La verità è che io non omaggio certi poteri e questa è la reazione”, spiega in un’intervista a ‘Repubblica’. Aggiungendo: “E io insisto. Non mollo. Cominciamo con il cambiare lo statuto dei lavoratori”. Renzi rimarca così la sua determinazione nel voler portare a termine l’agenda di governo e in prima battuta la modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
“Va cambiato tutto lo Statuto dei Lavoratori – commenta – è stato pensato 44 anni fa. È come se uno cercasse di mettere il rullino in una macchina fotografica digitale: sono due mondi che non dialogano. Nel merito l’articolo 18 non difende tutti. Anzi, in fin dei conti non difende quasi nessuno. Nel 2013 i lavoratori reintegrati sono stati meno di tremila: considerando che i lavoratori in Italia sono oltre ventidue milioni stiamo parlando dello 0,0001%”.
“È solo un tema strettamente ideologico. Il reintegro – prosegue – spaventa gli imprenditori e mette in mano ai giudici la vita delle aziende. Va tenuto solo per i casi di discriminazione. Per gli altri indennizzo e presa in carico da parte dello Stato. Perdi il lavoro? Io Stato ti aiuto a ritrovarlo, facendoti corso di formazione e almeno due proposte di lavoro”. Il diritto al reintegro, sul quale le minoranze interne del Pd si sono attestate, è insensato.
“Ma che senso avrebbe? – domanda il presidente del Consiglio – sarebbe un errore: significherebbe essere un Paese in cui il futuro dell’economia e dell’industria dipende dalle valutazioni dei giudici. L’articolo 18 o c’è per tutti o non c’è per nessuno. Lasciarlo a metà non tutela i cittadini e crea incertezza alle aziende”. “In un partito normale – prosegue riferendosi alla direzione del Pd in programma domani – si discute, si vota anche dividendosi, poi si prende una decisione e la si rispetta”. “Sono certo -aggiunge – che anche dentro la minoranza prevarranno le posizioni di saggezza. Un partito non è una caserma dove si obbedisce soltanto, né un centro anarchico dove ognuno fa come vuole (…) Così mi spiegavano i responsabili della ditta quando io ero all’opposizione”.
“Negli ultimi giorni si sono schierati contro il governo direttori di giornali, imprenditori, banchieri, prelati. Ai più è apparso come un attacco studiato. Io sono così beatamente ingenuo che preferisco credere alle coincidenze”, aggiunge poi in un passaggio dell’intervista. “I poteri forti o presunti tali sono quelli che in questi ultimi vent’anni hanno assistito silenziosi o complici alla perdita di competitività dell’Italia. Ora vogliono chiedermi in sei mesi quello che loro non hanno fatto in vent’anni? Legittimo. Ma io governo senza di loro. Non contro di loro: semplicemente senza di loro. Senza consultarli. Senza omaggiarli. Senza accontentarli. Sono una persona senza padroni, senza padrini”.
D’Alema – Intervistato dal ‘Corriere della sera’, l’ex presidente del Consiglio esprime anche oggi il suo dissenso alla linea di Renzi e, alla vigilia della direzione del partito, dice chiaramente che, a suo giudizio, il premier “è in evidente difficoltà nei rapporti con Bruxelles”. “Sull’articolo 18 è in atto una operazione politico-ideologica che non corrisponde a nessuna urgenza. Non esiste una emergenza legata alla rigidità del mercato del lavoro. C’e’ persino il sospetto che si cerchi uno scontro con il sindacato e una rottura con una parte del Pd per lanciare un messaggio all’Europa. Spero che Renzi si renda conto che una frattura del maggior partito di governo non sarebbe un messaggio rassicurante. Se vuole è possibile trovare un accordo ragionevole sugli interventi sul mercato del lavoro”.
E attacca ancora: “L’unica vecchia guardia con cui Renzi interloquisce è quella rappresentata dal centrodestra di Berlusconi e Verdini. Quanto alle riforme, D’Alema chiarisce: “sono favorevole, le ritengo urgenti per il paese”, ma “ho riserve sulle soluzioni escogitate”.
Bersani – L’ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani getta acqua sul fuoco: “Rischi di scissione? Non esiste proprio, lo escludo. Chi ha la responsabilità di dirigere deve trovare una sintesi”, dice ai microfoni di Sky: Però bisogna rispettare le opinioni, non si può dire ‘prendere o lasciare’. Si può discutere, se non si alzano le bandierine”. “Renzi stia sereno, stia tranquillo”, consiglia Bersani. E mette in chiaro: “se c’è uno slittamento a destra, quello non è la nostra ricetta”. Vertice sindacati – Domani previsto un incontro anche della segreteria unitaria di Cgil, Cisl e Uil sui temi del lavoro, dopo la minaccia di ieri di sciopero generale ipotizzata dalla Camusso. (AdnKronos)