ROMA (WSI) – L’atteso incontro tra il premier Letta e il leader del Pd Matteo Renzi, sul nuovo patto di coalizione e sul ‘job act’ proposto dal sindaco di Firenze potrebbe esserci in mattinata.
In cima agli impegni del segretario del Pd c’è il job act con cui Renzi è convinto di imprimere una svolta che finora, a suo avviso, non c’è, come certificano i dati “devastanti” dell’Istat sulla disoccupazione.
L’impegno per il lavoro -“Entro 8 mesi la presentazione di un codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti e sia ben comprensibile anche all’estero”: questo l’obiettivo che si propone con il suo Job act Matteo Renzi. Una bozza, illustrata nella sua eNews, che sarà inviata ai parlamentari, ai circoli e agli addetti ai lavori. Un documento aperto al contributo di tutti. Renzi presenta nel suo Job Act un processo “verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti”, un “assegno universale” per chi perde il lavoro e un’agenzia unica federale che coordini i centri per l’impiego.
Ridurre le forme contrattuali – Il Job act, secondo Renzi, dovrebbe essere “uno strumento per aiutare il Paese a ripartire”. Tra i punti anche la riduzione delle forma contrattuali: attualmente sono oltre 40 e “hanno prodotto uno spezzatino insostenibile” e l’obbligo di rendicontazione online per “ogni spesa per la formazione professionale finanziata dal denaro pubblico”.
Costo dell’energia e riduzione Irap – Il documento di Renzi prevede anche la riduzione del 10% del costo dell’energia per le aziende, soprattutto per le piccole imprese che sono quelle che soffrono di più. “Chi produce lavoro paga di meno, chi si muove in ambito finanziario paga di più, consentendo una riduzione del 10% dell’Irap per le aziende. Segnale di equità oltre che concreto aiuto a chi investe”.
L’assegno universale e la rappresentanza sindacale – Oltre al “processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti” Renzi propone un “assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro”. Inoltre, il segretario del Pd parla della “legge sulla rappresentatività sindacale e della presenza dei rappresentanti eletti direttamente dai lavoratori nei Cda delle grandi aziende”.
Pagamenti elettronici e dirigenti pubblici – “Fatturazione elettronica, pagamenti elettronici, investimenti sulla rete”, queste sono le altre proposte di Renzi per snellire la burocrazia. Il segretario del Pd prevende anche “l’eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio. Piccolo risparmio per le aziende, ma segnale contro ogni corporazione”. Il sindaco di Firenze esprime la sua posizione netta sull’eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico: “Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no. Stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali”.
Il piano industriale – Con il documento viene avanzata la proposta di un piano industriale specifico per sette settori, (Cultura, Turismo, agricoltura e cibo; Made in Italy; Ict; Green Economy; Nuovo welfare; Edilizia; Manifattura) “con indicazione delle singole azioni operative e concrete necessarie a creare posti di lavoro”.
Attrarre capitali stranieri – “L’obiettivo è creare posti di lavoro, rendendo semplice il sistema, incentivando voglia di investire dei nostri imprenditori, attraendo capitali stranieri – spiega Renzi- Per la Banca Mondiale siamo al 73° posto al mondo per facilità di fare impresa (dopo la Romania, prima delle Seychelles). Per il World Economic Forum siamo al 42° posto per competitività (dopo la Polonia, prima della Turchia). Vi sembra possibile? No, ovviamente no. E allora basta ideologia e mettiamoci sotto”.
La legge elettorale – Matteo Renzi vuole andare avanti anche sulla legge elettorale e per questo è “pronto a incontrare tutti, purché si chiuda su una cosa che serva agli italiani”. Il segretario del Pd è ottimista sulla trattativa: “A mio giudizio ci sono le condizioni per definire un accordo che sarebbe davvero straordinario: sistemare in un mese quello che non si è fatto negli ultimi otto anni”, ha scritto sulla sua eNews.
La riforma del Senato – “Noi andiamo in riunione dai senatori del Pd il prossimo 14 gennaio. Ci guardiamo in faccia. E a loro chiediamo di presentare il disegno di legge costituzionale per cambiare il Senato, trasformandolo in Camera delle Autonomie”. Renzi vuole l’eliminazione del bicameralismo, un passaggio non facile ma essenziale. “Sarebbe il segnale che la politica ha finalmente recepito il messaggio di cambiamento”. Su Grillo e sul Movimento 5 Stelle chiosa: “Perde consenso. L’avete visto in Trentino Alto Adige? Adesso ha avuto paura a candidarsi in Sardegna. Per forza. Grillo si rende conto che la tattica di non fare niente alla lunga non paga”.
Il commento di Sacconi sul Job Ac – “Le indicazioni di Renzi sono spesso condivisibili perché appartengono ad una ovvietà di cui non si dicono i modi di attuazione – ha commentato il presidente dei senatori di Ncd, Maurizio Sacconi – Siamo tutti d’accordo di ridurre il costo del lavoro e dell’energia. Il problema è come farlo rispettando i vincoli di bilancio”.
Sacconi ha spiegato che l’oppressione burocratica è figlia di “quella cultura che diffida delle imprese” e impone regole preventive. Mentre sulla semplificazione regolatoria “il nodo rimane l’articolo 18 – ha continuato Sacconi – nel quale la reintegrazione forzosa del lavoratore licenziato deve essere limitata al solo licenziamento discriminatorio”. Sulle forme contrattuali, invece, precisa:”Non ci sono 40 ma 4 forme contrattuali e servono tutte”.(Rainews)