Le esortazioni all’unità lasciate filtrare dal Quirinale sui giornali sembrano aver convinto Matteo Renzi a rinunciare al muro contro muro sul Recovery Plan, che domani (12 gennaio) potrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri.
“Approviamo questo benedetto Recovery. Ma mettiamo questi soldi per le cose utili”, ha detto Renzi in un’intervista a Rtl, “A Conte diciamo: ‘Corri, presenta il Recovery, presenta i ristori”.
Per quanto riguarda le presunte critiche che Sergio Mattarella avrebbe indirizzato proprio alle manovre di Italia Viva, Renzi ha affermato che “il presidente della Repubblica ha detto parole che condividiamo”, aggiungendo, però, che “in Italia il presidente è un arbitro, non dice a un dirigente politico quello che deve fare”.
L’ultima bozza del Piano di ripresa e resilienza del Governo prevede che, dei 209,84 miliardi di euro previsti nel Recovery Fund per l’Italia, 66,6 miliardi andranno a finanziare progetti già esistenti e 143,24 miliardi su nuovi progetti. Rispetto alla bozza precedente, sono stati innalzati, in particolare, gli investimenti sulla sanità, passati da 9 a 19,7 miliardi di euro.
Recovery plan: solo progetti nuovi (e più debito)
Le richieste avanzate da Renzi nei giorni scorsi avevano creato non poche frizioni con il ministero dell’Economia, in quanto avrebbero notevolmente incrementato il peso del nuovo debito pubblico creato nell’ambito del Recovery Plan. Il leader di Iv aveva chiesto che il piano fosse usato solo per finanziare nuovi progetti e non per sostituire i finanziamenti già previsti nei tendenziali di bilancio.
Questo avrebbe comportato un incremento complessivo del nuovo debito: ricorrere al Recovery Fund per finanziare i progetti già previsti, infatti, permette di finanziarli in modo più economico (cioè a tassi più bassi). Inoltre, Renzi aveva chiesto di includere il prestito del Mes “light” nel piano: sarebbero stati altri 36 miliardi di circa di nuovo debito, ancorché a tassi agevolati.
“C’è un limite oltre il quale offrire una curva di rientro e sostenibilità del debito pubblico”, aveva dichiarato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri “sennò prenderemmo in giro i nostri giovani”.
Lo stesso commissario europeo agli Affari Economici, Paolo Gentiloni, aveva avallato questa linea prudente da parte del governo: “fa bene il governo a proporreun utilizzo prudente”, dei prestiti relativi al Recovery fund, “anche sostituendo spese già previste, sempre che queste siano compatibili con gli obiettivi comuni europei”.
In seguito alle pressioni di Renzi la bozza del Recovery non è cambiata nella sua impostazione fondamentale: i progetti già previsti compatibili con le linee guida europee saranno finanziati con i prestiti del Next Generation Eu (per 66,6 miliardi, lo ricordiamo) allo scopo di limitare il più possibile il peso degli interessi sul debito pubblico italiano.