ROMA (WSI) – Matteo Renzi è atteso da una complicata trasferta: oggi vedrà Angela Merkel a Berlino per parlare probabilmente di banche italiane in crisi, del problema immigrazione che rischia di sancire la fine dell’Unione Europea, della sfida energetica e di flessibilità di bilancio. Ottenere qualcosa di concreto non sarà facile, anche perché secondo le indiscrezioni trapelate negli ultimi giorni, la Cancelliera tedesca è sempre più insofferente nei confronti delle uscite di Renzi, che per il governo di Germania pensa solo ad attirare voti in patria.
Secondo il New York Times l’Italia sotto la guida di Renzi vuole un posto in prima fila al potere in Ue dopo anni in cui è stata messa in secondo piano. Ma il momento non è dei più propizi per l’esecutivo italiano per via del flop della bad bank, accolta con sfavore da mercati e analisti, perché si teme che non sia sufficiente a risolvere una volta per tutte il problema da 201 miliardi di euro delle sofferenze.
Renzi sta facendo da un po’ di tempo la voce grossa in Europa, ma l’impressione è che non sia in una posizione di forza tale da poterselo permettere. Solo un mese fa, nel corso di un Consiglio europeo a Bruxelles, il premier ha scelto di alzare i toni, rivolgendosi alla Cancelliera dicendo che “Non potete raccontarci che state donando il sangue all’Europa, cara Angela”. Il riferimento era all’acquisto degli aeroporti greci da parte di aziende tedesche durante la crisi del debito sovrano.
L’altro nodo da sciogliere è quello dell’immigrazione, che sta molto a cuore sia all’Italia, paese che insieme alla Grecia si trova in una posizione geografica che la catapulta in primo piano, sia alla Cancelliera, che ha inavvertitamente aperto le frontiere ai migranti senza però prima assicurarsi di avere gli strumenti adatti per affrontare la crisi dei rifugiati. Merkel in questo frangente deve vedersela con una serie di paesi contrari alla suddivisione delle quote di accoglienza di migranti oppure con altri come l’Ungheria intenti a erigere muri di separazione.
Sul quotidiano della Grande Mela, che ha dedicato all’incontro Merkel-Renzi un lungo articolo, si capisce fin dal titolo dove il giornalista vuole arrivare: “il premier italiano spinge per un posto al tavolo europeo del potere“. La Repubblica parla di “resa dei conti” a Berlino, così come Business Insider (“Showdown”).
L’Italia in Europa è “importante, ma non sempre influente“, dice il New York Times, ricordando gli attimi di tensione degli ultimi mesi tra il governo italiano, la Commissione Europea e la Germania. Il giornale statunitense sottolinea come l’incontro avvenga nel “momento di maggiore difficoltà sul piano interno per la Merkel, messa in difficoltà dalle polemiche sulle politiche dell’immigrazione”, dimenticandosi però di ricordare il periodo difficile che attraversa anche Renzi.
Renzi potrebbe pagare caro spavalderia
Il settimanale tedesco Die Zeit parlando dell’attesa per il vertice italo-tedesco definisce il premier italiano “un osso duro, un giovane uomo arrabbiato”. L’incontro tra Merkel, Renzi e Federica Mogherini arriva indubbiamente in un periodo in cui i rapporti tra Roma e Berlino sono particolarmente tesi, anche sul piano geopolitico e del gas, per via delle opinioni divergenti sulla Russia. La Germania vorrebbe allungare le sanzioni economiche contro la Russia, mentre l’Italia al contrario vorrebbe ridurre l’impatto negativo di tali politiche sulla propria economia, la terza dell’area euro.
Secondo le indiscrezioni di stampa la leader di Germania è sempre più insofferente nei confronti del presidente del Consiglio italiano, ormai convinta che le sue uscite siano motivate prevalentemente dal tentativo di rastrellare consensi in patria. Insomma, ricapitolando Renzi viene considerato dai suoi critici un arrivista, un populista, con una tendenza a fare ricorso al clientelismo, mentre dai suoi fan un politico forte e moderno, che dopo aver ridato speranza all’Italia è tra i pochi in grado di salvare l’Europa dal suo disfacimento.
I numeri di facciata sono dalla sua parte. Dopo tre anni di recessione l’economia italiana è cresciuta dello 0,8% nel 2015 e per l’anno prossimo si prevede un aumento del Pil dell’1,5%. Il deficit dovrebbe ridursi al 2,4% del Pil quest’anno, più di quanto era previsto ma sempre sotto il 3% richiesto dalle autorità europee. Ma per gli scettici tali numeri sono stati possibili grazie al calo del petrolio e alle misure di allentamento monetario straordinarie tra cui il Quantitative Easing della Bce. E Renzi potrebbe pagare caro l’aver osato criticare aspramente le politiche europee e quelle dell’indiscussa leader di Ue ed Eurozona, la Germania.