Come si può sapere quando un debito sta per fare default e come si può prevenire un evento shock del genere? Come i governi hanno ridotto i debiti in passato, per esempio dopo la Seconda Guerra Mondiale? Quei metodi sono percorribili al giorno d’oggi? Perché il Giappone riesce senza problemi a sostentare con un rapporto tra debito e Pil superiore al 200% mentre altri stati hanno visto le proprie finanze pubbliche fare crac senza il minimo debito pubblico teorico?
Quando le cose vanno male, come si può fare per ristrutturare i debiti senza uno standard legale condiviso o un concetto ben definito di “fallimento statale”. Sono solo alcune delle domande a cui ha risposto un pannello di esperti in materia riunito a Washington per una conferenza sui debiti organizzata dall’FMI.
Il report che ne esce è di grande interesse per chi volesse o avesse comprato Bond. Coloro dovrebbero farne la propria “bibbia” personale degli investimenti. Di seguito sono riportati gli highlight dei vari studi statistici e storici condotti, al termine dei quali tutta una serie di accademici ha anche provato a ipotizzare soluzioni e fare previsioni.
Contrariamente a quanto si è portati a pensare, gli analisti ed economisti che hanno partecipato alla guida dell’FMI, una delle più esaustive mai prodotte sulla materia, sono arrivati alla conclusione che il rapporto tra debito e Pil non è una misura del tutto attendibile per prevedere una simile crisi e per sapere in anticipo un’economia è in guai seri (vedi grafico sotto riportato a cura di M&G Investments).
Debiti: i casi di Giappone, Usa e Cina
In Giappone per esempio il debito è pari al 235% del PIL, ma l’economia è in un buono stato di forma. Con l’invecchiamento della popolazione e le misure di espansione fiscale per ridurre le tasse, gli Stati Uniti sono destinati a vedere gonfiare il rapporto tra debiti e crescita economica.
Durante la conferenza pubblica di due giorni sul debito sovrano, che ha permesso ai vari autori di presentare e discutere i capitoli di nuovo libro in uscita nel 2019, “Sovereign Debt: A Guide for Economists and Practitioners“, si è parlato anche di come si calcolano i debiti.
Ci sono diverse misure di calcolo del debito pubblico. L’orologio del debito americano che è aggiornato in diretta a Times Square a Manhattan lo fissa a 21 mila miliardi di dollari Usa. Ma altri calcoli lo danno tra i 15 e i 210 mila miliardi (a seconda di quali parametri si includono nei calcoli come imprese controllate dallo Stato, garanzie statali, pensions for liability).
I debiti dichiarati da molte economie in via di Sviluppo sono ancora meno affidabili. La Cina da questo punto di vista rappresenta un bel problema in questo senso, specie per un investitore nell’obbligazionario che volesse capire se puntare o meno il proprio denaro nei titoli del debito cinesi.
I modi per risolvere crisi dei debiti
Nella conferenza si è parlato anche di come va risolta una crisi del debito: quando i debiti sono eccessivi si può ricorrere a un default, a una ristrutturazione e a svalutazioni per i creditori. Sono alcune delle misure intraprese in passato.
Altri modi preferibili sono quelli di aumentare la produttività e la crescita a lungo termine oppure adottare una repressione finanziaria (vedi esempio di Regno Unito e Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale). Allora i paesi sono riusciti a ridurre in modo netto il debito costringendo la banca a detenere debito sovrano e mantenendo i tassi di interesse sotto il tasso d’inflazione.
Imporre tassi di interesse reali negativi ha aiutato a uscire dalle crisi del debito in passato e viene considerato uno degli strumenti che verrà utilizzato sempre di più in futuro, secondo l’FMI. Non è un’aspettativa che piacerà agli investitori di Bond.
Fattori di rischio per gli investitori di Bond
L’FMI si è costruito con il tempo una reputazione negativa per le sue previsioni pessimiste sull’economia mondiale. Di solito i report sul debito pubblico sono in effetti più negativi che positivi e l’ultimo pubblicato ci dice che il debito totale del mondo è più elevato rispetto ai livelli visti appena prima dello scoppio dell’ultima Grande Crisi Finanziaria.
I prestiti e le attività creditizie hanno subito una notevole accelerazione negli ultimi anni nei paesi con un PIL basso (i Lower Income Countries (LIC), ossia i più poveri tra i mercati emergenti). Oltre all’emissione di debito pubblico, l’FMI esprime i suoi timori circa le garanzie statali che non vengono dichiarate e le attività di prestito opache in paesi come la Cina.
Preoccupa anche un fenomeno sempre più popolare tra gli investitori di Bond: quello di detenere ETF e fondi comuni obbligazionari dei debiti meno liquidi dell’area dei mercati emergenti. Uno degli speaker durante la conferenza ha riassunto la situazione critica in una frase:
“La fiducia arriva a piedi e se ne va in sella a un cavallo”.