Economia

Riforma fiscale: allo studio la revisione delle aliquote Irpef. Cosa cambia

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Otto miliardi di euro è il tesoretto che il governo Draghi sta pensando di mettere sul piatto per attuare la tanto attesa riforma fiscale, una cifra considerata troppo esigua da Confindustria.

 Riteniamo che gli otto miliardi siano pochi, riteniamo che ne debbano essere messi almeno 13 su un taglio forte contributivo del cuneo fiscale”, ha dichiarato Bonomi, invitando il Parlamento a considerare gli effetti positivi sulla domanda interna che avrebbe questo provvedimento – che di fatto aumenterebbe il netto in busta paga dei lavoratori. “Visto l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, l’unico fattore di competitività su cui possiamo lavorare è abbassare il costo del lavoro”, ha aggiunto il presidente di Confindustria

Tralasciando le polemiche politiche, soffermiamoci sulla misura fiscale più importante che potrebbe vedere la luce, ossia il taglio dell’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche.

Irpef: la riforma fiscale allo studio

L’Irpef, è utile ricordarlo, è dovuta da tutti coloro che hanno un reddito, sia come lavoratore dipendente, sia come autonomo, nonché soci di impresa, sono tenuti a pagare questa imposta. L’Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche) è un’imposta progressiva: vuol dire che la quota percentuale di reddito assorbita dall’imposta aumenta in proporzione al reddito stesso. Questo risultato è ottenuto con l’applicazione di aliquote crescenti sui diversi scaglioni di reddito ed inoltre di deduzioni dal reddito e detrazioni d’imposta.

Attualmente le aliquote Irpef sono le seguenti:

  • 23% per scaglione reddito fino a 15mila euro
  • 27% per reddito da 15.001 a 28mila euro
  • 38% per reddito da 28.001 a 55mila euro
  • 41% per reddito da 55.001 a 75mila euro
  • 43% per reddito oltre 75mila euro.

Il ministro dell’Economia Daniele Franco ha convocato una Cabina di Regia con gli altri responsabili economici per discutere della possibile riduzione delle aliquote Irpef, la revisione degli scaglioni e l’aumento delle detrazioni.

In particolare, come scrive Il Sole 24 Ore, “sul fronte Irpef si lavora a simulazioni che vedono il ritocco di 2 aliquote, quella al 38% e quella al 27%. Tagliare di un punto la prima, quindi toccando i redditi nello scaglione 28-55mila euro, costa circa un miliardo di euro. Invece un punto della seconda, che comprende i redditi tra 15-28mila, costa due miliardi. Si cercherà di fare una sintesi, affinché l’intervento si concentri alla fine su un’aliquota soltanto, per non disperdere l’impatto del taglio (e soprattutto il budget a disposizione)”.

Ma non solo Irpef. Anche sul taglio dell’Irap sono almeno due gli interventi su cui si ragiona: per aiutare le imprese più piccole, si metterebbe sul tavolo sia l’abolizione della tassa su società di persone e ditte individuali, sia l’idea di fissare una soglia di produzione sotto cui scatta l’esonero.

«Abbiamo 4-5-6 simulazioni – ha confermato il viceministro al Mise Gilberto Pichetto (Fi), al termine dell’incontro al Mef sul taglio delle tasse -. Sull’Irap siamo ancora sulla discussione verticale o orizzontale, sull’Irpef siamo ancora sulla discussione se agiamo sull’aliquota o sulle detrazioni. Speriamo in settimana di chiudere».

Bankitalia contro il taglio Irpef

Ma a puntare il dito contro il taglio dell’Irpef è Bankitalia.

Con riferimento all’Irpef la manovra stabilisce che i provvedimenti attuativi potranno includere la riduzione di una o più aliquote e la revisione organica delle detrazioni per i redditi da lavoro dipendente e del trattamento integrativo (ex bonus Irpef). La scelta degli strumenti dovrà essere guidata dalla loro efficacia nel perseguimento del duplice obiettivo che il Governo ha individuato.

Così ha sottolineato il Capo del Servizio Struttura economica di Banca d’Italia, Fabrizio Balassone, in audizione sulla manovra davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.

” Poiché i redditi da lavoro dipendente rappresentano poco più della metà del reddito complessivo dichiarato, l’obiettivo di ridurre il cuneo fiscale che grava su di essi sarebbe più efficacemente raggiungibile con la revisione di detrazioni e trattamento integrativo piuttosto che con la sola riduzione delle aliquote (che favorirebbe anche i redditi diversi da quelli da lavoro dipendente). Ciò consentirebbe interventi più selettivi anche per l’obiettivo di riduzione delle aliquote marginali effettive, concentrando le risorse sulla platea di contribuenti esposta alle criticità più evidenti.