ROMA (WSI)- In attesa delle deleghe ai sottosegretari, ai piani alti dei ministeri del Lavoro e dell’Economia, gli uomini di Giovannini e Saccomanni si confrontano costantemente, anche con alcuni super esperti ed ex ministri che stanno consigliando da vicino Enrico Letta.
Lo scambio di documenti e di opinioni è fitto, ed è noto che il lavoro, soprattutto quello giovanile, è in cima ai pensieri del Governo. Ma piano piano cominciano anche a delinearsi anche alcune priorità e i primi dettagli. Intanto il presidente del Consiglio ha confermato ieri a Che tempo che fa che nei prossimi giorni arriverà il provvedimento d’urgenza per sbloccare il miliardo e mezzo per il rifinanziamento della cassa integrazione.
Il primo capitolo “a costo zero”, invece, riguarda i ritocchi alla riforma Fornero del Lavoro, in cima all’agenda Letta, che secondo indiscrezioni potrebbero essere tuttavia talmente leggeri da essere addirittura transitori.
In altre parole, siccome ai sindacati e al centrosinistra tutto sommato l’irrigidimento dei criteri per scongiurare l’abuso dei lavori atipici della riforma Fornero non dispiace, siccome cambiare quelle norme in modo definitivo significherebbe infilarsi anche in un ginepraio di passaggi parlamentari e decreti attuativi, si sta facendo largo l’ipotesi che si cambino due aspetti delle norme sul lavoro, ma non in modo definitivo, soltanto finché duri la recessione, con norme transitorie.
È noto che per le imprese il fatto che la riforma Fornero abbia aumentato l’intervallo tra un rinnovo contrattuale e l’altro è un problema enorme: una delle prime misure potrebbe introdurre un accorciamento di quell’intervallo obbligatorio, che per i contratti fino a sei mesi è di due mesi e per quelli con scadenze più lunghe è di tre mesi.
Prima delle riforma il precario doveva aspettare solo tra dieci e venti giorni prima del rinnovo. Sui dettagli, dal ministero non trapela nulla, anche perché si tratta di decisioni che verranno concordate anche con le parti sociali.
Sempre in materia di contratti, quasi certa una modifica della cosiddetta “acasualità”, il principio secondo il quale il datore di lavoro può consentirsi il rinnovo a tempo senza motivazioni specifiche soltanto la prima volta: poi deve giustificare il fatto che scelga una seconda o terza volta un contratto a tempo invece di assumere il lavoratore.
Il governo potrebbe cambiare anche questa norma, ma anche in questo caso in modo transitorio, soltanto finché dura la crisi.
Sul tavolo di Giovannini anche i due dossier apprendistato e collocamento, entrambi modificati dalla riforma Fornero ma nel pieno della recessione e dunque in parte con effetti pro-ciclici.
Tuttavia sull’apprendistato una fonte governativa, pur riconoscendo che l’obbligo di assunzione per un terzo degli apprendisti (dal 2015 sarà la metà) è troppo pesante per le aziende attanagliate da una crisi che non accenna ancora a mollare la presa, osserva che l’eventuale ammorbidimento della quota potrebbe essere «introdotto soltanto a tempo, per uno o due anni», o addirittura cadere del tutto.
Ci sono poi le opportunità offerte dalle risorse e dai piani europei cui nei ministeri ma anche a Palazzo Chigi, come ha confermato Letta ieri, vogliono dedicare grande attenzione.
L’intenzione è quella anzitutto di sfruttare al massimo le risorse messe sul piatto dalla Ue per la “Garanzia giovani” – 6 miliardi complessivi – per combattere la disoccupazione giovanile, favorendo un passaggio veloce e solido dalla scuola all’università al lavoro.
Ma il tentativo è anche quello di recuperare il credito di imposta per i giovani che l’anno scorso ha funzionato molto bene, ma anche di spendere al meglio le risorse in cofinanziamento per le aree ad alta disoccupazione. Il lavoro, tuttavia, è appena agli inizi.
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