Entra nel vivo la riforma Irpef con l’obiettivo di ridurre le imposte al ceto medio. Oggi le commissioni finanze riunite di Camera e Senato inizieranno l’esame delle diverse proposte con l’obiettivo di redigere un documento unitario, ma il compito non sembra semplice. Ieri i gruppi parlamentari hanno depositato in Commissione Finanze alla Camera i documenti con le loro proposte da cui far scaturire una posizione comune in vista della legge delega che il governo si è impegnato a presentare entro luglio.
Su una cosa tutti i partiti sono d’accordo: abbassare le tasse sul ceto medio.
In particolare, i riflettori sono puntati sulla revisione del terzo scaglione dei redditi soggetti all’Irpef, quello fra i 28.000 e i 55.000 euro, sul quale l’aliquota, cioè il peso delle tasse sul contribuente, fa un balzo di ben 11 punti percentuali, dal 27% al 38%.
Riforma Irpef, il salto aliquote dal 27 al 38%
Dalla Lega a Leu, nessuno fa eccezione, quell’aliquota va rivista. Tuttavia destra e sinistra degli emicicli parlamentari si differenziano.
Partendo dal centrosinistra, il Pd è per ridurre l’Irpef sui primi tre scaglioni di reddito, cioè fino a 55 mila euro, tagliando il differenziale di aliquota (dal 27% al 38%) tra il secondo (15-28 mila euro) e il terzo (28-55 mila), ma senza dire di quanto. In alternativa propone il modello tedesco: “una funzione matematica continua” di prelievo commisurata al reddito.
I 5 Stelle propongono di ridurre le aliquote da 5 a 3: 23% fino a 25mila euro, 33% da 25mila a 55mila, 43% oltre.
Anche Italia viva prospetta la modifica delle aliquote per i redditi tra 28 mila e 55 mila euro. Leu è per il modello tedesco.
Da Lega e da Forza Italia si tiene a sottolineare che le tre aliquote sono un “compromesso” rispetto al loro vero obiettivo che resta sempre quello di una tassa piatta su tutti i redditi. In particolare, Forza Italia propone 3 aliquote (15-23 e 33%) con quella del 23% tra 25 mila e 65 mila euro come fase di passaggio verso la flat tax. Sia Forza Italia sia Lega prevedono poi una “No tax Area” che la Lega fisserebbe a 10.000 euro e Forza Italia a 12.000.
Anche Fratelli d’Italia è per 3 aliquote, estendendo quella del 27% ai redditi fino a 55 mila.
Tassa di successione, partite Iva
Irpef a parte, la Lega si batterà per mantenere il regime forfettario per le partite Iva ed estenderlo (con un’aliquota del 20%) fino ai redditi di 100.000 euro.
Per quanto riguarda la tassa di successione, il Partito Democratico resta fermo nella sua proposta di un’aliquota del 20% sopra i 5 milioni di euro. Mentre Forza Italia di tassa di successione non vorrebbe nemmeno sentir parlare, se potesse sarebbe per abolirla completamente come sulle donazioni.