Si prospettava che il finale di seduta sarebbe stato movimentato a Wall Street e così è stato. Il piano di legge per riformare l’Obamacare è stato annullato. È stato lo stesso partito Repubblicano autore del testo a prendere la decisione ed è stato il presidente degli Stati Uniti ad annunciarlo per primo con una telefonata al Washington Post. Dopo che il testo è stato ritirqto dall’aula per mancanza dei voti necessari, l’attuale legge Obamacare di assistenza sanitaria rimarrà in vigore.
La Camera dei Rappresentanti statunitense, dove alle 15 italiane è partito il lungo dibattito sulla revisione dell’Obamacare, ha annunciato che l’obiettivo, dopo il successo del voto di procedura delle 16.15 italiane, era quello di tenere un voto definitivo entro le 21.45, ossia appena prima della chiusura settimanale dei mercati valutari e un’ora prima della chiusura della Borsa Usa. Ma il fallimento del tentativo di superare le difficoltà intestine al partito dei conservatori ha fatto saltare tutto.
Volatilità ai massimi da novembre
Il timing infelice aveva il potenziale di scatenare la volatilità sui mercati. e infatti l’indice della paura ha toccato i massimi da novembre, con gli investitori innervositi dalle crescenti tensioni politiche. L’indice VIX è salito di circa il 7% a quota 14,16 punti spingendo la media mobile a 200 giorni su 13,54 punti per la prima volta da dicembre. L’azionario intanto ha chiuso la settimana con la prova più negativa in diversi mesi di tempo (indice S&P 500 -1,4%, un calo che non si vedeva da novembre. Il settore finanziario ha perso il 3,8% in settimana, il computo più negativo da oltre un anno (gennaio 2016).
Secondo la CNBC c’erano circa 18 membri del partito Repubblicano pronti a votare contro la riforma del sistema di assistenza sanitaria Obamacare. Si sapeva sarebbe stata una battaglia all’ultimo voto: dando per scontato che i Democratici avrebbero votato compatti contro, il numero “magico” di no al disegno di legge dei Repubblicani che Trump poteva permettersi era di appena 22, ma quattro moderati – e quindi esterni al gruppo parlamentare che vorrebbe vedere abrogato completamente il testo – avevano detto di volersi esprimere contro il testo controverso. Significa che sarebbe bastato un solo voto contrario in più per vedere il testo bocciato.
Se da un lato l’azionario proseguiva in moderato rialzo prima del flop dei Repubblicani, dall’altro sull’obbligazionario si respirava fin dalla mattina una certa tensione. I rendimenti sui Treasuries a 10 anni scambiavano in calo di 2 punti base al 2,40% prima che il testo finisse KO e dopo aver toccato i massimi del 2,435% a inizio seduta. Un abbassamento dei tassi e una crescita dei prezzi dei Bond è indice di avversione al rischio. A pesare erano state le parole del membro del partito Repubblicano Rodney Davis secondo cui “la prossima manciata di voti sarà quella più difficile da ottenere” nelle trattative per assicurarsi il passaggio del testo sulla riforma dell’Obamacare alla Camera. Il vice presidente Mike Pence evidentemente non è riuscito come speravano Trump e lo speaker della Camera Paul Ryan ad appianare le divergenze interne al partito dei Repubblicani.
Obamacare resta, cosa succede ora
Ora che il testo di legge voluto dal governo per sostituire l’Obamacare non ha passato l’ostacolo del Congresso, l’impasse politica rischia di aprire una crisi in seno al partito conservatore al governo, che gode anche di una maggioranza al Congresso, e di ritardare le misure pro crescita e pro azienda promesse da Trump. Il presidente aveva lanciato un ultimatum (prendere o lasciare) ai membri del suo partito: se la proposta di modifica non passa lo scoglio della Camera, aveva lasciato intendere, la legge Obamacare rimarrà in vigore e non verrà abrograta.
Già la giornata di ieri erq stata per i Repubblicani una débacle, culminata con il fallimento del tentativo di ultima spiaggia di Trump e di Ryan di assicurarsi un numero sufficiente di voti dal gruppo congressuale Repubblicano della Camera (l’House Freedom Caucus) per poter ottenere l’approvazione del disegno di legge. Un giorno dopo, la squadra di Trump ha deciso di mettere fine alla sciarada politica e offrire ai deputati conservatori una scelta tra due opzioni soltanto: o si vota venerdì, oppure niente più riforma dell’Obamacare (“I’m done with healthcare” sono state le parole esatte pronunciate da un indispettito Trump).
La fissazione di Trump per la riforma dell’apparato di assistenza medica Obamacare – un disastro secondo lui – rischia di costare politicamente grosso alla sua amministrazione. Il Washington Post ha cercato di spiegare in un video di pochi minuti quali sono le tre ragioni principali per cui i Repubblicani non sono riusciti a mettersi d’accordo sul testo di riforma. C’è, per esempio, chi ha mantenuto una linea dura e voleva abrogare del tutto il testo e non sostituirlo con un’altra legge controversa.