Il dibattito sulla riforma delle pensioni è passato sulla piattaforma di Change.org, dove è comparsa la petizione a sostegno del ddl Damiano-Baretta, quello che include la cosiddetta quota 41 che consentirebbe il pensionamento con 41 anni di contributi pagati, indipendentemente dall’età. Queste le altre richieste avanzate dai lavoratori “precoci”:
- Avere la flessibilità in uscita per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro delle giovani generazioni
- Eliminare in via definitiva il cosiddetto “sistema contributivo”
- Revisionare la regola sull’aspettativa di vita legata alla fuoriuscita dal mondo del lavoro
Ieri il presidente della commissione Lavoro della Camera e cofirmatario del ddl, Cesare Damiano, aveva dichiarato in merito:
“Pensiamo che sia giunto il momento di aprire il confronto per passare dalle parole ai fatti […] I sindacati unitariamente, hanno organizzato manifestazioni in tutte le regioni d’Italia il prossimo 2 aprile sulla previdenza, mentre alla Commissione lavoro della Camera sono incardinate proposte di legge sulla flessibilità delle pensioni che dovrebbero diventare a breve un testo unificato. Aspettiamo soltanto un segnale dal premier Renzi per aprire la discussione considerato che, nel prossimo Documento di Economia e Finanza da presentare entro aprile alle Camere, dovranno essere indicati gli obiettivi programmatici”.
Per quanto riguarda le ipotesi di riforma lo scorso 21 marzo era intervenuto il segretario Uil, Domenico Proietti, bocciato la proposta avanzata dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, ritenuta troppo penalizzante per il lavoratore. Così Proietti al Messaggero:
“Un lavoratore che accede alla pensione a 63 anni e 7 mesi “con un trattamento pieno di 1.500 mensili deve rinunciare di fatto a oltre una mensilità l’anno, 1.755, per il resto della vita, mentre un lavoratore che accede alla pensione con un trattamento pieno al momento del pensionamento pari a 3.500 mensili vedrebbe il proprio assegno tagliato di 4.095 annui”.