Il tavolo di confronto governo-sindacati sulle pensioni si terrà i primi giorni di dicembre e avrà ad oggetto una riforma strutturale della Legge Fornero. Così è stato deciso nell’ultimo incontro tra governo e sindacati tenutosi a Palazzo Chigi. L’orizzonte temporale del pacchetto previdenziale si sposta dalla legge di bilancio al prossimo Documento di Economia e Finanze atteso tra fine marzo e inizio aprile. Tra le varie soluzioni discusse negli ultimi giorni fa discutere molto quella definita come “Opzione tutti” che sul modello di Opzione donna prevede la possibilità di pensionamento anticipato a 62 anni con il ricalcolo però integralmente contributivo del trattamento previdenziale.
Opzione tutti: cosa prevede
L’Opzione tutti è l’uscita anticipata dal lavoro a 62 anni prendendo come assegno pensionistico quanto maturato fino a quel momento, con il sistema contributivo, ovvero in altre parole la possibilità di andare in pensione a 62 anni senza limiti contributivi ma ricevendo un assegno calcolato su quanto versato negli anni lavorativi.
In molti è stata ribattezzata ‘opzione tutti’ proprio perché il modello Opzione donna è proprio la base da cui partire: in questi anni ha permesso il pensionamento con 58 o 59 anni di età e 35 di contributi, ma con un taglio del 33% dell’assegno. Il governo ora l’ha rinnovata per un anno alzando l’età a 60 anni per le dipendenti e 61 per le autonome. Da qui si ipotizza una sorta di Opzione Tutti con un ritorno al contributivo che significa tornare al meccanismo in cui ciascuno riceve da pensionato quel che ha versato nella sua vita lavorativa. Come ha spiegato il Ministro Orlando:
“Tornare al contributivo non significa necessariamente tornare alla Fornero com’era: lo sforzo che si può fare è mantenere l’impianto contributivo, ma costruire elementi di flessibilità che consentano di evitare alcune rigidità e andare così incontro ad alcune delle istanze del sindacato”.
Quanto si perde con Opzione tutti
Ovviamente come tutti gli strumenti che consentono l’accesso alla pensione in anticipo, anche Opzione tutti potrebbe prevede una penalità che consiste in una decurtazione dell’assegno previdenziale. Di quanto? Ad oggi non abbiamo documenti ufficiali ma solo supposizioni. Ad esempio Il Messaggero spiega “che il meccanismo concorre nel medio-lungo periodo a ridurre la spesa previdenziale, perché gli importi degli assegni risultano ridotti a causa del calcolo meno favorevole. La decurtazione, secondo la relazione tecnica allegata alla Legge di Bilancio con cui si estende Opzione Donna, andrebbe dal 6% per le lavoratrici dipendenti al 13% per le autonome”. Stesso taglio anche per Opzione tutti quindi?
Le altre misure previdenziali
Tra gli altri temi previdenziali in discussione, oltre a Quota 102 e Opzione tutti, sul tavolo di confronto vi è anche la proposta del Presidente dell’INPS Pasquale Tridico per i lavoratori appartenenti al sistema misto iscritti all’AGO e alle forme sostitutive e esclusive della stessa, di accedere a una prestazione di importo pari alla quota contributiva maturata alla data della richiesta.
Nel dettaglio per andare in pensione in tal caso occorrerà aver compiuto almeno 64 anni di età, essere in possesso di almeno 20 anni di contribuzione e aver maturato, alla data di accesso alla prestazione, una quota contributiva di pensione di importo pari o superiore a 1,2 volte l’assegno sociale. La prestazione spetta fino al raggiungimento del diritto per la pensione di vecchiaia. Al momento del pensionamento, il lavoratore accede al trattamento pensionistico costituito dalla somma della quota retributiva e della quota contributiva determinata al momento di accesso alla prestazione.
Oggi registriamo una disponibilità al confronto: non abbiamo certezza dei risultati, ma la disponibilità è una cosa non scontata”. Lo ha affermato il segretario generale della Cgil, Mauriizo Landini, al termine dell’incontro con il governo a palazzo Chigi. “Dobbiamo vedere quali saranno le risposte – ha precisato – oggi abbiamo determinato un percorso”. “Quello di oggi è stato un incontro utile – ha affermato Landini – consideriamo importante il percorso che si è aperto. La valutazione degli esiti e dei risultati la vedremo nei prossimi giorni e per quello che ci riguarda l’insieme delle mobilitazioni proseguono per rendere più evidente che la legge di bilancio e le riforme devono andare nella direzione di rimettere al centro il lavoro, i diritti, in particolare di giovani e donne. Dovremmo fissare già la prossima settimana incontri di approfondimento – ha aggiunto Landini – è possibile avviare dai primi di dicembre un confronto”.