Dopo la pausa estiva, riparte domani il confronto tra governo e sindacato per mettere a punto gli interventi da inserire nella Legge di Bilancio 2021 con l’obiettivo di prorogare ed estendere l’Ape sociale e Opzione donna.
Non solo. Sul tavolo delle discussioni approderà anche la riforma previdenziale da definire nella prima metà del 2021 per evitare il pericoloso scalone che si profila a inizio 2022 con la fine della sperimentazione triennale di Quota 100.
Proprio questo sarà il tema al centro del round successivo tra l’esecutivo e Cgil, Cisl e Uil, già in calendario il 16 settembre.
Quota 100 ma con assegno ridotto
Diverse le ipotesi sul tavolo, fra cui, quella dell’uscita anticipata a 62 anni e un’anzianità contributiva minima di 38 anni, o forse anche 36, ma con una penalizzazione, con l’aggancio pieno al sistema contributivo puro, sotto forma di riduzione del trattamento del 2,8-3% per ogni anno di anticipo, che porterebbe il taglio massimo al 15% rispetto all’assegno pieno che si matura a 67 anni.
Quota 41
Resta sul tavolo anche la possibilità di estendere a tutti i lavoratori Quota 41 una nuova forma di pensione anticipata basato però sul requisito contributivo (41 anni di contributi), in cui viene eliminato il vincoli di età. E che ad oggi è il progetto preferito dai sindacati.
Al di là delle rispettive posizioni, le parti dovranno fare i conti con gli eventuali costi delle proposte in campo e il ripristino del collegamento diretto tra uscite e speranza di vita per le pensioni anticipate, che è stato bloccato fino al 2026 dal governo Conte 1 con l’introduzione di Quota 100.