Economia

Riforma Tfr e sgravi fiscali per il ceto medio, le misure sul tavolo della Manovra 2025

Si apre il cantiere della manovra 2025 e tra i capitoli caldi troviamo pensioni e fisco. Una sfida ardua per il governo Meloni che, considerando l’importanza dei temi, sembra procedere con cautela, valutando attentamente ogni possibile intervento.

Le risorse necessarie per intavolare la manovra di bilancio 2025 dovrebbero aggirarsi sui 25 miliardi di euro, di cui oltre la metà ossia 14 miliardi occorreranno per confermare il taglio del cuneo fiscale e la rimodulazione delle aliquote Irpef per il ceto medio. Il governo prevede di recuperare circa 2 miliardi di euro attraverso una revisione della spesa pubblica dei ministeri, conosciuta come spending review. Questo processo comporta la riduzione o la riallocazione delle risorse finanziarie all’interno delle amministrazioni pubbliche, cercando di tagliare spese non essenziali o inefficaci senza compromettere i servizi pubblici essenziali.

Manovra 2025: il nodo del Tfr ai fondi pensione

In discussione alcune ipotesi di interventi che potrebbero portare a piccoli aggiustamenti nel sistema previdenziale italiano. Uno degli interventi in discussione è quello di rendere obbligatorio il versamento di una parte del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) ai fondi di previdenza complementare.
Allo studio anche la possibilità di cumulare i contributi versati tra la previdenza obbligatoria e quella complementare, per consentire l’uscita anticipata di tre anni rispetto all’età di vecchiaia a coloro che sono nel sistema contributivo, aumentando così l’assegno pensionistico.

Il governo starebbe valutando anche una sorta di riforma del bonus Maroni, ossia l’incentivo per chi sceglie di rimanere nel mondo del lavoro oltre l’età minima richiesta per la pensione. In cantiere anche la riforma di Quota 103 e Quota 41: Il governo potrebbe rivedere le attuali opzioni pensionistiche, come Quota 103, che potrebbe essere sostituita da Quota 41 con un ricalcolo interamente contributivo. Questa opzione sarebbe considerata solo se la partecipazione a Quota 103 rimanesse bassa. Rimangono sul tavolo anche la possibile conferma di altre misure esistenti, come l’Ape Sociale e Opzione Donna, che potrebbero continuare a offrire vie di uscita anticipata dal mercato del lavoro per categorie specifiche di lavoratori.

Gli sgravi fiscali per il ceto medio

Dovrebbe trovare facile conferma la riforma dell’Irpef, (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche), attualmente strutturata su tre aliquote, 23% per i redditi fino a 28.000 euro, 35% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro e 43% per i redditi superiori a 50.000 euro.

Obiettivo a lungo termine del governo è quello di ridurre le aliquote IRPEF a due sole aliquote, rimodulando le detrazioni per evitare penalizzazioni, ma questo appare difficile da realizzare nel breve termine. In alternativa, si sta considerando di ridurre di uno o due punti percentuali l’aliquota intermedia del 35% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro.

Ma non solo. Il governo sta esplorando la possibilità di estendere gli sgravi fiscali ai ceti medi con redditi fino a 50.000 euro. Attualmente, la soglia massima per gli sgravi è di 40.000 euro. Per procedere in questa direzione, saranno necessarie però ulteriori risorse finanziarie.