ROMA (WSI) – Congelamento. Dopo il caos di ieri sera in commissione Affari costituzionali al Senato, sulle riforme si tornerà a lavorare soltanto dopo le elezioni del 25 maggio. Fino al 23, infatti, si presentano gli emendamenti. Dalla settimana successiva, inizierà l’esame. E’ una battaglia (in primis quella per il Senato elettivo, Corradino Mineo già l’ha annunciata) sul cui esito saranno determinanti le percentuali elettorali.
Il premier e il fronte renziano rivendicano che l’obiettivo è stato comunque raggiunto: il testo base approvato ieri è il testo del governo. Ma lo stop impresso all’iter delle riforme potrebbe risultare insidioso per la tabella di marcia di Renzi. La data indicata dal presidente del Consiglio per l’approvazione in prima lettura delle riforme, il 10 giugno, potrebbe slittare ulteriomente. E non solo.
Dopo il voto del 25 maggio, alle tensioni sulle riforme potrebbe aggiungersi anche quelle sull’Italicum. La minoranza Pd è già pronta a partire in quarta sulle modifiche alla legge elettorale. Modifiche che, nel passaggio alla Camera, erano state stoppate con la blindatura del patto Renzi-Berlusconi siglato al Nazareno. Il premier deve sperare che il patto regga anche dopo il 25 maggio. Oggi, uscito per una pausa caffè da palazzo Chigi, il presidente del Consiglio si è mostrato ottimista con i cittadini che lo hanno fermato. «Matteo, non ti far infinocchiare da Berlusconi!», gli dice un signore che lo avvicina a piazza Colonna. Il premier assicura: «Ricevuto, tranquillo».
Renzi confida che il patto del Nazareno, rinnovato nella cena a palazzo Chigi con Berlusconi nelle scorse settimane, non verrà meno. Oggi il Cavaliere ha spiegato che «ieri è stata fatta una pressione forte su Forza Italia per dirci che era importante votare il testo base». Un sì che alla fine c’è stato, spiega il leader azzurro, «per non cadere nella situazione che si dicesse che Forza Italia interrompeva questa collaborazione, abbiamo detto va bene che prima si voti un ordine del giorno, poi il testo base con il Pd».
L’odg approvato è stato quello di Roberto Calderoli che, tra l’altro, contiene un punto non da poco: l’elettività dei senatori. Sarà su questo punto che, dopo il 25 maggio, si riaprirà la battaglia. «Spazzeremo via l’odg Calderoli con gli emendamenti», dice un senatore Pd. Ma, dentro il Pd, c’è chi la pensa in modo opposto. «I lavori della commissione confermano che la nostra proposta sul diritto di voto dei cittadini per la scelta dei senatori, in concomitanza con le elezioni regionali, è maggioritaria», dice Vannino Chiti, primo firmatario del ddl che ha raccolto il sostegno di 37 senatori.
«Io sono assolutamente sereno. Sono sempre stato coerente e lo sono stato anche ieri sera». Mineo, senatore del Pd dissidente («il mio è un dissenso costruttivo», precisa), ieri sera è uscito dall’aula al momento del voto in commissione Affari costituzionali sulle riforme. «Non mi sono spinto fino a votare contro il testo del governo, ma ho messo a verbale che il governo sulle questioni costituzionali non dovrebbe intervenire o, se interviene, dovrebbe farlo con garbo. Il contrario di quanto è avvenuto e il risultato, ora, è sotto gli occhi di tutti», dice Mineo. «C’è un odg, quello di Calderoli, che è un documento politico forte».
È caduto il pilastro renziano del Senato elettivo? «Mi pare evidente. C’è una maggioranza che vuole l’elettività dei senatori. Noi presenteremo emendamenti in questo senso». Per Mineo se c’è un colpevole del “pasticciaccio” andato in scena ieri sera al Senato va cercato a palazzo Chigi. «Renzi ha sbagliato tutto. C’è stato un irrigidimento incomprensibile del governo per far approvare il testo del Cdm come testo base. Solo per mettere a tutti i costi una bandierina, in ottica elettorale, annullando 28 ore di dibattito in commissione… Un errore drammatico che, peraltro, ha anche un altro effetto: fa vedere che tutto ruota attorno a Berlusconi e Forza Italia. Non lamentiamoci poi se cresce l’antipolitica…».
Beppe Grillo intanto torna ad attaccare Renzi. «Renzi è una persona malata, come sono malati tutti figli dei banchieri e dei massoni. Questa gente non va battuta, ma spazzata via come cibo deteriorato», ha il leader del Movimento 5 stelle a Bari.