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Rimane senza soldi, chiude anche la Nasa

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ROMA (WSI) – HOUSTON, abbiamo un problema. E stavolta è bello grosso. Non solo i mitici parchi di Yellowstone o Yosemite, o monumenti assoluti come la Statua della Libertà. O ancora, luoghi storici come la Biblioteca del Congresso o la National Science Foundation. L’America, quella federale, è al verde.

Quindi tutti i servizi pubblici ritenuti “non essenziali” terranno le saracinesche abbassate fino a quando le trattative fra democratici e repubblicani, che s’incrociano in una sanguinosa battaglia fra Senato e Camera, non si sbloccheranno. Dando il via libera a una nuova distribuzione dei fondi per la finanziaria 2014. L’anno fiscale è infatti iniziato il primo ottobre senza uno straccio di accordo.

Fra gli enti che fanno capo dal budget dell’Unione c’è anche la Nasa. L’Agenzia spaziale statunitense, in una situazione senza precedenti, ha (momentaneamente) chiuso i battenti: “A causa del ritardo nei finanziamenti del governo federale, il sito internet non è disponibile. Ci scusiamo per l’inconveniente”.

Questo il messaggio sul portale, come l’ultimo call center di provincia che abbia un telefonista in malattia. Non c’è esercizio provvisorio che tenga. E non è certo un problema che riguarda solo il sito: degli 800mila dipendenti rimasti a casa in tutto il Paese – ma a un altro milione è stato chiesto di lavorare gratis – fino a data da definirsi, e ovviamente senza un dollaro, quasi 18mila fanno infatti riferimento alla Nasa. Ne rimarranno in attività solo 600. Sono quelli che si occuperanno di curare le missioni spaziali in corso. Ciò che, davvero, non si può lasciare in sospeso. Gli altri, il 97%, in congedo.

Se chiudere un monumento può costituire un enorme danno d’immagine ma in fondo, introiti a parte, non comportare rischi particolari, lo shutdown americano rischia di complicare molto quello che succede nello Spazio. E sulla Terra. Le poche centinaia di specialisti rimasti in forze a Huston e nelle altre sedi dovranno infatti seguire i due astronauti a stelle e strisce attualmente sulla Stazione spaziale internazionale insieme al nostro Luca Parmitano.

Si tratta di Karen Nyberg e Mike Hopkins dell’Expedition 37-38. Non solo: alle cure di chi ha ancora uno stipendio sono affidati i rover in movimento su Marte come Curiosity e Opportunity, i telescopi spaziali Hubble e Spitzer e la sonda Voyager 1, che ignara della bancarotta sfreccia nello Spazio interstellare a 19mila miliardi di km dal Sole.

Oltre a buona parte dei satelliti da cui dipendono le comunicazioni e le trasmissioni mondiali. “Per proteggere la vita dell’equipaggio dell’Iss, così come le strutture, continueremo a supportare le operazioni già pianificate sulla Iss anche se mancheranno le risorse” hanno detto dalla Nasa.

Le agenzie americane – non solo quella spaziale ma anche, per esempio, l’Epa, che si occupa di ambiente, o la Cdc, per le epidemie – hanno un peso essenziale per la sicurezza dell’intero pianeta. In molti campi, dai trasporti aerei alla sanità, fanno sentire il proprio peso certo non solo per gli Stati Uniti.

In ogni caso, altri centri come il National Weather Service e il National Hurricane Center, che monitorano meteo e tempeste, rimarranno attivi. Quanto al resto, cioè prossime missioni, lanci in programma, ricerche, viene tutto bloccato.

Un colpo micidiale al sogno marziano: “Se una missione relativa a un satellite non è ancora partita, il lavoro su quel progetto sarà bloccato” hanno confermato da Houston. Compleanno amaro per l’agenzia, che spegne le 55 candeline: ogni traguardo rischia infatti di slittare pesantemente. La situazione si fa difficile anche per l’approvvigionamento della Iss: viveri, materiali, attrezzature che servono per gestire una struttura complessa come la stazione orbitante potrebbero avere problemi nel trovare un passaggio. Ma su quello potrebbero intervenire, oltre ai russi, gruppi privati, tipo la Orbital Sciences, che ha appena fatto attraccare, non senza qualche problema, Cygnus, o la SpaceX. Ma i soldi, per ora, non ci sono: la Nasa dovrà fare i debiti per salvare l’essenziale.

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