NEW YORK (WSI) – Se la ripresa economica globale sembra così fragile un motivo c’è: la recessione non è mai finita. Non lo sostiene un guru ribassista bensì un illustre economista statunitense, Micheal Hudson, professore dell’Università del Missouri, nello stato di Kansas City.
In un’intervista concessa alla conduttrice di The Real News Network, Kim Brown (vedi video sotto), Hudson ha spiegato che gli risulta che non siamo né in una fase di ripresa né in una fase di recessione tradizionale. “La gente pensa a un ciclo economico come a un boom che segue a un periodo di recessione e che fattori stabilizzanti ravvivano automaticamente l’economia. Ma stavolta non può esserci una ripresa“.
Una delle ragioni alla base della sua ipotesi è che dal 1945 a oggi ogni fase di ripresa è iniziata con un livello di debito sempre più alto. Una sorta di bolla del credito che non può portare a nulla di buono.
“Il debito è così alto che dal 2008 siamo in una fase di debt deflation”, una teoria economica avanzata da Irving Fisher secondo la quale è il ciclo del credito a determinare il ciclo economico. “Il popolo deve ripagare interessi talmente alti alle banche che non possono spendere e non possono nemmeno permettersi di indebitarsi ulteriormente”.
Non ci sono veramente nuovi investimenti e non c’è nemmeno nuovo occupazione. “Arricchirsi indebitandosi è un falso modello di crescita”. È un ciclo distorto che è iniziato nel 1945. “Per essere un economista oggi devi partecipare alla favola secondo la quale saremo in qualche modo in grado di avere una ripresa e al contempo rendere le banche più ricche”.
“Se le banche sono senza più soldi è perché il sistema finanziario lo è”: il rapporto del Fondo Monetario Internazionale in qualche modo lo lascia intendere, ma non può dichiararlo chiaramente dal momento che, come ricorda Hudson, “rappresentano gli interessi delle banche”.
L’unica cosa che possono dire è che “le banche non faranno soldi nemmeno se ci sarà effettivamente una ripresa e vi assicuro che la ripresa non ci sarà“, secondo Hudson. Il 25% delle banche Usa e un terzo di quelle europee sono troppo deboli persino per poter approfittare dei vantaggi offerti dai tassi zero.
“Il prodotto delle banche è il debito. Per questo cercano di convincere i loro clienti che i debiti sono una cosa positiva, ma i clienti non possono permettersi di indebitarsi ulteriormente. Il risultato è che le banche non possono continuare con questo piano industriale. È impossibile che tutte riavranno i loro soldi”.