Economia

Rischio rincari per i pedaggi autostradali. Dove si pagherà di più

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Aumentano i pedaggi autostradali dal 1° gennaio 2023. Autotrasportatori ed automobilisti guardano al Decreto Ministeriale di San Silvestro, attraverso il quale saranno stabiliti gli amenti dei pedaggi delle autostrade.

Su quasi tutta la rete italiana – per essere esatti sul 98% dei 6.000 chilometri che la costituiscono – ad inizio 2022 non ci fu alcun rincaro. A subire un adeguamento fu solo la tratta A21 della Autostrada Piacenza-Brescia, che è gestita da Autovia Padana del gruppo Gavio. In questo caso gli automobilisti si sono scontrati con un vero e proprio aumento del pedaggio, che è cresciuto del 5,45%. Le altre concessionarie, fino ad oggi, hanno visto gli aumenti dei pedaggi bloccati, almeno nel corso degli ultimi quattro anni, dopo il crollo del ponte Morandi di Genova. Nel corso degli anni, comunque, gli aumenti avvenivano automaticamente.

Pedaggi autostradali, a chi spetta decidere

È compito del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e di quello dell’Economia provvedere ad autorizzare le richieste di aumenti. Ai fini pratici, questo significa che spetta a Matteo Salvini e a Giancarlo Giorgetti prendere una decisione su questo dossier. Prima di autorizzare un qualsiasi cambiamento del costo dei pedaggi autostradali, comunque, il Governo è tenuto a tenere in considerazione il Pef, ossia il piano economico-finanziario, che si basa sugli eventuali programmi di investimento stilati dalle varie concessionarie.

Secondo alcuni rumors di stampa, le concessionarie avrebbero già provveduto a proporre alcuni aumenti, nettamente inferiori a quanto sta accadendo negli altri paesi europei. Solo per avere un’idea di quanto sta accadendo oltre confine, basti pensare che in Francia gli aumenti sono stati del 4,7%, mentre in Spagna si sono attestati su un 4%, dove, però, la richiesta era stata di un +8%. Intervistato dal Il Sole 24 Ore, Diego Cattoni, presidente Aiscat, l’associazione delle concessionarie autostradali, ha spiegato:

È dal 2018 che in Italia i pedaggi autostradali non subiscono incrementi, diversamente da quanto previsto dalla normativa vigente. Ora, le richieste dei concessionari, inferiori alla media europea, sono al vaglio dei ministeri competenti. I piani di ammodernamento e potenziamento, messi in campo dalle concessionarie, costituiscono un elemento imprescindibile per la sicurezza e la sostenibilità della rete autostradale, che devono essere sempre considerate una priorità, tenuto conto anche dell’aumento generalizzato dei costi delle materie prime.

Cosa aspettarsi dal prossimo anno

Con il nuovo anno non ci sono aumenti sulla A24-A25. Questa è la situazione per Autostrada dei Parchi, che è la concessionaria della A24-A25. Sulla stessa lunghezza d’onda è per Autostrade Alto Adriatico, controllata dalla Regione Friuli Venezia Giulia per il 67 % e per il restante 33% dalla Regione Veneto: questa concessionaria controlla la A4 tra Venezia e Trieste e la A28.

Differente, invece, è la situazione per Aspi, Autostrade per l’Italia, alla quale fa capo il 50% della rete autostradale italiana. In questo caso, l’amministratore delegato Roberto Tomasi aveva chiesto pubblicamente un aumento del 1,5%. Il Pef di Aspi è stato approvato: prevede investimenti per 21,5 miliardi di euro per ammodernare la rete. Questi soldi verranno spesi nel corso dei prossimi dieci anni: 7 miliardi saranno destinati alla manutenzione, 14,5 miliardi invece in nuove opere. Tra queste rientrano il passante di Bologna, la gronda di Genova e la costruzione di terze e quarte corsie.

Il gruppo Gavio, che attualmente è il secondo gestore nazionale, ha richiesto un aumento su tutte le tratte in concessione. Una richiesta effettuata in base ai contratti in essere ed a quelli in via di adeguamento. Nel primo semestre 2022 sono stati investiti, sulle tratte di competenza, circa 360 milioni di euro in nuove opere. Alla fine dell’anno si dovrebbero raggiungere 700 milioni.