Provando a ipotizzare un futuro in cui il dollaro Usa non la fa più da padrone, ci si può immaginare facilmente la Cina tra gli artefici di questa nuova era. Un numero crescente di paesi, inclusa un’alleata storica degli Stati Uniti come l’Arabia Saudita, sta abbandonando il biglietto verde e preferisce usare le proprie valute nazionali per esempio per gli affari commerciali.
C’è anche chi, come Colombia, Iran, le due Coree, Thailandia, Israele e Svizzera, sta valutando l’idea di lanciare una criptovaluta come alternativa alle monete fiat in generale. Il Venezuela ha già messo in circolazione il petro, una controversa moneta digitale legata al barile di petrolio.
Non tutti questi paesi sono nemici degli Usa. Si può considerare tale invece la Russia, che si sta allontanando dal dollaro Usa per aggirare le sanzioni economiche americane, mentre altri Stati, come la Cina, lo fanno per controbilanciare l’impatto negativo dei dazi imposti contro i beni importati in America.
Manca ancora un’alternativa al dollaro
Il blocco di paesi che ha da guadagnarci in caso di fine del predominio del dollaro, che gode dello status di riserva monetaria mondiale dai tempi degli accordi di Bretton Woods, è in crescita. Ma manca un’alternativa comune al biglietto verde.
L’head of research di GoldMoney.com, Alasdair Macleod, sottolinea a Russia Today che l’amministrazione Usa è ben consapevole del fatto che il sistema finanziario globale non ha ancora un’alternativa al dollaro Usa in questo momento e usa la leverage a disposizione a suo vantaggio.
“Gli Usa stanno indirettamente mandando un messaggio a tutte le nazioni che fanno affidamento al dollaro per gli scambi transfrontalieri”, osserva Macleod, e cioè che “non è più così sicuro fare affari in dollari“. Per questo motivo “serve un’alternativa”.
L’analista cita il caso della Cina, che volendo potrebbe usare lo yuan per gli scambi commerciali nella regione asiatica. Secondo Macleod, la Cina sta accumulando riserva auree da tempo per poter aver l’opportunità di sostenere la propria valuta nazionale quando occorrerà farlo.
La Cina possiede una quantità d’oro di gran lunga superiore alle 1.842 tonnellate dichiarate ufficialmente dal suo governo. Secondo i calcoli dell’analista specializzato di metalli, Pechino sta attuando una diversificazione dal dollaro dal 1983 e potrebbe aver accumulato oltre 20.000 tonnellate di riserve auree i questi anni.
Se la Cina dovesse iniziare ad appoggiare lo yuan con una tale quantità di riserve auree, per il dollaro Usa sarebbe la fine, secondo l’esperto. Rimane da risolvere il mistero di quanto oro ha veramente in mano la Cina e di quando Pechino intende utilizzare una tale minaccia come arma nei negoziati in corso per risolvere delicate questioni commerciali.