Fermento tra le banche italiane. La conferma dell’interesse di Intesa SanPaolo per Generali scatena in Borsa nuove speculazioni, che interessano tutti gli attori che orbitano attorno alla galassia di Mediobanca, primo azionista del colosso di Trieste con una quota del 13%. In primis, l’attenzione è rivolta alle implicazioni che il risiko bancario che sta ridisegnando la mappatura dell’alta finanza italiana avrebbe su UniCredit, già osservata speciale in vista dell’operazione di aumento di capitale.
Unicredit è infatti la prima azionista della stessa Mediobanca, le cui quotazioni stanno beneficiando da giorni del dossier Intesa-Generali. E vola anche UniCredit – il titolo balza di oltre +8% – in quanto, secondo alcune previsioni che circolano nelle ultime ore, la banca potrebbe decidere di vendere la quota che detiene in Piazzetta Cuccia.
Tra l’altro, proprio gli analisti di Banca Akros, che affermano che Intesa SanPaolo garantirebbe l’italianità di Generali, hanno scritto che “un ruolo chiave potrebbe essere giocato da Unicredit”, che detiene l’8% di Mediobanca e sta per lanciare un maxi aumento di capitale, fattore che potrebbe obbligarla a vendere tale quota di partecipazione.
Un’ipotesi che coinvolge UniCredit è arrivata anche dagli analisti di Equita SIM nella giornata di ieri, dopo la notizia della decisione di Generali di acquistare il 3% di Intesa SanPaolo in chiave antiscalata.
Un’alternativa strategica per Intesa Sanpaolo all’ipotetico lancio di un’Ops su Generali “potrebbe essere rappresentata secondo noi dall’acquisto della quota di Unicredit in Mediobanca (8%) e il successivo lancio di un’offerta su Mediobanca stessa: in questo modo, Intesa – oltre a controllare un business più affine – diventerebbe indirettamente il primo socio di Generali con il 13% e potrebbe coagulare una minoranza di blocco in chiave antiscalata”.
Intanto tutti e tre i colossi della finanza made in Italy, Generali, Intesa SanPaolo, UniCredit, sono stati convocati dalla Consob, che vuole vederci chiaro, per la giornata di oggi e di domani.
Intervistato da Bloomberg Fabrizio Spagna, managing director di Axia Financial Research a Padova, sottolinea che un accordo tra Intesa SanPaolo e Generali potrebbe essere una iniziativa orchestrata anche per motivi politici, al fine di creare un colosso che allontani le mire di un predatore straniero per Generali (ovvero i francesi di Axa e i tedeschi di Allianz).
“E’ difficile giustificare un accordo del genere sulla base di una prospettiva industriale, considerando che si tratta di una operazione che creerebbe maggiore complessità e potrebbe erodere il capitale“.
Ma perché, si interroga Affaritaliani, Unicredit dovrebbe voler cedere la propria partecipazione in Mediobanca?
“A Milano molti operatori parlano di un mancato “feeling” tra il numero uno di Unicredit, Jean-Pierre Mustier, e quello della merchant bank meneghina (Mediobanca), Alberto Nagel, insieme alla possibilità per Mustier (che di recente ha chiesto proprio al top management di Mediobanca a un miglioramento della redditività) di farsi pagare un congruo premio rispetto alle attuali quotazioni di Piazzetta Cuccia, ancora inferiori al valore a cui i titoli sono in carico nei bilanci di Unicredit.Se riuscisse a incassare 700-800 milioni di euro per la partecipazione, Mustier rinuncerebbe alla “quindicesima banca” del gruppo ma potrebbe impiegare la liquidità (non avendo più il fardello degli Npl e dei troppo bassi indici di patrimonializzazione), vuoi per tornare a far crescere il business, vuoi per distribuire un dividendo per cassa agli azionisti, da troppo tempo costretti a rinunciarvi. Il classico “due piccioni con una fava“.