MILANO (WSI) – Nuovi colpi di scena si aggiungono alla saga che tiene banco negli ultimi tempi sulla scalata da parte di Intesa SanPaolo, il più grande gruppo bancario italiano su Generali.
Qualche tempo fa l’amministratore delegato di Intesa SanPaolo, Carlo Messina aveva irriso i banchieri che parlano italiano – un chiaro riferimento all’ad di Unicredit Jean Pierre Mustier – e ora pensa di farci comunella. L’ultimo rumor che circola riguarda proprio una possibile alleanza tra le due grandi banche, le prime in Italia: si tratterebbe di un matrimonio di interesse che punta alla conquista di una preda molto ambita, la compagnia triestina.
E se tale matrimonio s’ha da fare si deve fare anche molto presto, considerando che Generali è nell’interesse di altri gruppi fuori dai confini italici. Dalla tedesca Allianz, alla svizzera Zurich fino alla francese Axa. All’orizzonte potrebbe prospettarsi una vera e propria guerra nel settore, e Generali tenta di difendersi. Come? Ingaggiando la banca americana Goldman Sachs, assoldata pochi giorni fa anche da Zurich, la compagnia di assicurazione svizzera guidata dall’ex AD di Generali Mario Greco.
Proprio gli svizzeri meditano di muoversi su Trieste stringendo intesa con l’Allianz, il tutto per difendersi da Axa.
“Poche settimane fa Greco ha incontrato il suo omologo di Allianz, proponendogli una sorta di Yalta assicurativa: io mi tengo le attività europee del Leone e tu prendi tutto il resto. Avete capito a che punto siamo? E voi davvero pensate che le Generali abbiano ancora qualche possibilità di vivere in autonomia? Se lo pensate, siete degli illusi. Piccolo particolare: se Zurich muovesse su Trieste, Goldman Sachs si troverebbe contemporaneamente a essere advisor del cacciatore e della preda. Un po’ imbarazzante, non trovate?”
Mediobanca: scalate si fanno amichevoli, non ostili
Alberto Nagel di Mediobanca, controllata all’8,6% da Unicredit, ha però criticato indirettamente le mosse strategiche di Intesa SanPaolo sul dossier Generali, sottolineando che le scalate si fanno amichevoli, perché quelle ostili costano troppo. Nagel ha espresso una “valutazione meramente tecnica” e per lo più in riferimento alla disputa tra Mediaset e Vivendi, ma i media italiani speculano che si riferisse anche a un’altra questione calda che interessa da vicino Mediobanca.
“La mia valutazione da banchiere d’affari è che le operazioni di concentrazione vanno fatte in maniera amichevole e concordata, perché la statistica dice che operazioni non concordate sono molto più costose e hanno un rischio d’esecuzione molto più elevato“.
Sul prezzo da sborsare per strappare la quota del gruppo di Trieste dalle mani di Mediobanca, Nagel ha ricordato un’operazione dell’anno scorso, con la quale lo 0,2% è stato venduto “a 17-18 euro”. Ora il gruppo vale 14,5 euro, ma l’indicazione vale solo per il 3% di Generali che Mediobanca si è impegnata a cedere entro il 2019, con l’obiettivo di ridurre il peso della compagnia di assicurazioni sul patrimonio.