Dopo i moniti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sui rischi che un’eventuale impennata dei tassi d’interesse potrebbero avere sul risparmio degli italiani, viene da chiedersi quali siano i rischi e le opportunità in uno scenario di crescente incertezza sulla futura direzione del Paese.
Secondo il professor Alessandro Carretta (Università di Tor Vergata, Roma), intervenuto a margine dell’Assemblea della Banca d’Italia del 29 maggio, andrebbero distinti gli scenari più radicali di un’uscita dall’euro da un più semplice aumento dei tassi.
In generale, spiega il professore, le famiglie italiane investono soprattutto in titoli azionari, prodotti assicurativi e fondi comuni, mentre di minore rilievo, e un po’ in calo nei tempi più recenti, l’investimento in obbligazioni, che comprende anche i titoli pubblici.
Pertanto, “se si alzano i tassi d’interesse in Italia, a seguito di un aumento dello spread e delle altre tipologie di tassi d’interesse, paradossalmente i nostri risparmiatori percepiranno subito un effetto positivo, potendo investire subito a tassi più alti la propria liquidità disponibile, senza probabilmente valutare l’aumento del rischio. Decisamente meno favorevoli gli effetti per chi già detiene titoli pubblici e più in generale obbligazioni, che subirebbero un calo dei prezzi che ne renderebbe meno conveniente l’eventuale vendita prima della naturale scadenza”.
Per quanto riguarda il risparmio gestito, “nel medio termine gli investitori istituzionali – fondi e compagnie di assicurazione – che, come si è visto, gestiscono una parte consistente dei nostri risparmi, cercheranno di riposizionarsi per cogliere le opportunità derivanti da un aumento dei tassi, limitando gli effetti negativi sugli investimenti finanziari delle famiglie”, ha aggiunto Carretta.
Diverso, invece, il caso di un’uscita dall’euro. “In questo caso diventerebbe più difficile in prospettiva per lo Stato finanziare il debito pubblico: chi comprerà i Btp in un simile scenario, e quali rendimenti pretenderà per il proprio investimento? I nostri risparmiatori sono abitudinari, hanno convinzioni spesso non razionali e si sono rivelati in alcune occasioni influenzabili e soggetti a fenomeni di imitazione collettiva”, afferma il professore.